La tragica notte dell’11 novembre 2023, segna una svolta nel processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il pubblico ministero Andrea Petroni ha chiesto l’ergastolo per Filippo Turetta, delineando uno scenario di premeditazione, crudeltà e stalking.
Il contesto che ha portato all’irreparabile
Filippo Turetta, 23 anni, ha confessato il suo crimine, ma la ricostruzione degli eventi fatta dal PM rivela dettagli ancora più inquietanti. Quattro giorni prima dell’omicidio, Turetta aveva già pianificato il tutto, redigendo una “lista delle cose” da fare, che includeva l’acquisto di scotch, sacchi neri, un calzino per soffocare e coltelli. Il tutto mentre cercava di accettare la fine della relazione con Giulia, che chiaramente non voleva più vederlo.
Le prove sono schiaccianti: video delle telecamere di sorveglianza, dati recuperati dai dispositivi di Turetta, e la tragica scoperta del corpo di Giulia in un anfratto vicino al lago di Barcis, un luogo quasi inaccessibile.
La requisitoria che scuote la corte
Durante la requisitoria, Petroni ha portato alla luce i dettagli macabri dell’omicidio e ha esposto le menzogne di Turetta, che si è nascosto dietro un velo di amnesia durante gli interrogatori. In aula, Turetta si è presentato con una felpa bordeaux, ascoltando le accuse a capo chino, senza interagire con i suoi legali.
Il PM ha anche sottolineato i messaggi di Giulia, in cui esprimeva paura e la volontà di allontanarsi definitivamente da Filippo, nonostante lui si dipingesse come una vittima.
Il ruolo delle parti civili
La famiglia di Giulia era presente: il padre Gino, la sorella Elena, il fratello Davide, la nonna Carla e lo zio Alessio. I loro avvocati hanno enfatizzato come Giulia debba diventare un simbolo di lotta contro il femminicidio, sottolineando la natura futile e abietta del movente di Turetta.
Prossimi passi nel processo
La difesa avrà la possibilità di parlare martedì, con l’avvocato Giovanni Caruso che potrebbe proporre un percorso di giustizia riparativa, non come sconto di pena, ma come forma di redenzione per Turetta. Le conclusioni e la sentenza sono attese per il 3 dicembre.
Conclusioni di ViralNews
La richiesta di ergastolo per Filippo Turetta non è solo un simbolo di giustizia per Giulia, ma un monito per la società intera su quanto sia vitale affrontare e prevenire la violenza contro le donne. Questo caso solleva questioni profonde sulle dinamiche relazionali tossiche e sulla responsabilità collettiva di riconoscere e intervenire. Riflettiamo su come possiamo, come comunità, proteggere meglio le nostre Giulie e prevenire tragedie simili in futuro.