Trento, 14 settembre 2013. – C’è un cattolicesimo che non a caso si chiama «tridentino»: per esempio quello di Gianni Baget Bozzo. Quando i mass media ne parlano, insistono sulla storia della Messa in latino, e solo su quello. In realtà, il cattolicesimo in versione tridentina non vive di solo latino, anche se è un punto forte: in questa versione, la Chiesa è Tradizione e unica salvezza; quindi nessun ecumenismo, ma solo differenze dure e pure. Naturalmente il Concilio Vaticano II è visto come una ferita, e anche peggio. Su uomini come Giovanni XXIII e Paolo VI corrono anche teorie complottistiche. Trento ha dato alla Chiesa un Concilio storico e un aggettivo usuale. Bene. E proprio a Trento e in Trentino ci sono esperimenti diversi. Per chi crede, la base è Gesù Cristo: non in quanto benefattore o uomo ispirato, ma come Figlio di Dio. Il resto è Tradizione, ma la Tradizione non è il Figlio di Dio: è solo un deposito di parole, schemi e riti. E il rischio è che il deposito diventi un idolo, al posto dello stesso Cristo. Gli esperimenti contro l’idolatria della Tradizione sono stati molti: le comunità di base, i preti operai, gli stili laicali degli ex preti, i preti di strada, la teologia femminista, la riscoperta – anche editoriale, e quindi un po’ pilotata – della mistica speculativa. Tutto questo è Chiesa, anche se non è Tradizione. Ed è Chiesa per un motivo molto semplice: perché riconosce la divinità di Gesù Cristo, senza rinnegarne l’umanità. Una categoria precisa è stata prescelta: la frase «i poveri li avrete sempre con voi» è una fondazione a cui non si sfugge. Il Trentino non ha solo un cattolicesimo tridentino. Ci sono diverse esperienze di rinnovamento, e il libro di Silvano Bert (Il compito di domani, La Finestra Editrice, 2013) lo testimonia. È una raccolta di articoli, che attraversano tutta la vita adulta di Bert. Che è un uomo onesto; chi lo conosce e l’ha avuto come docente lo sa. Non solo: ha unito in sé le parti più progressiste dell’ultima Italia; cioè è stato comunista e cattolico, insegnante e politico. Non è detto che la commistione di «materialismo storico e pauperismo evangelico» sia sempre una strategia mediatica, come Montale rimproverò a Pasolini; per molti è solo un dato di fatto, da realizzare nella vita. Non tutto è un calcolo, per fortuna. Per Bert è stata semplicemente la forma della vita, con coerenza. Il compito di domani è uscito – non strategicamente, ma per contemporaneità – proprio sul crinale dell’abbandono di Ratzinger e dell’ascesa di Bergoglio. I loro nomi papali hanno parlato chiaro, volendo leggerli: Benedetto fondava fuori dalle città, Francesco dentro; e Francesco ha rifiutato per sé l’ordinazione sacerdotale. I due carismi hanno sensibilità diverse: uscire dal mondo, con sistemazioni ardue ma spettacolari (Subiaco, Montecassino) o stare in città, e con i poveri. Ora la Chiesa del mondo ha accolto il proprio compito di domani, e lo sta esprimendo con qualche gesto forte; così Bert ha espresso, dal punto di vista di una provincia, la speranza universale – cattolica – che si è avverata nella primavera del 2013. Bert non è un teologo, non vuole esserlo e si sente. A scuola ha insegnato lettere, non religione. È stato un giornalista impegnato, in primo luogo; ed è un padre di famiglia, come i suoi articoli ricordano. Ha viaggiato abbastanza per vedere altre Chiese, o meglio: un’altra possibilità di Chiesa, come in Brasile. Chi legge, troverà l’esperienza diretta di un cattocomunista, ecumenico e politico. Questa visione non è la verità assoluta, e si apre al dialogo e alla critica, come possono essere criticati anche Wojtyła e Bergoglio. È chiaro: oggi la sfida del mondo è troppo complessa per ridurla alla «Messa in latino» o alla «validità dei sacramenti». Per esempio c’è il problema dell’intera Gaia, e allora ci deve essere anche un cristianesimo ambientalista, come in Alex Zanotelli. Le posizioni non sono la verità, ovviamente. Ma Cristo è Salvatore per tutti, comunque. Allora la dicotomia tra l’ecumenismo o il tridentinismo si semplifica molto: davanti alla Croce non ci sono idoli polemici.
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