“Vogliamo sapere, e chiediamo una risposta pubblica, quale valore, quale ideale, quale sacrificio rappresenta nella memoria del Paese il giovane Carlo Giuliani. Vogliamo una spiegazione dalle Istituzioni genovesi di come si sia giunti a posizionare un monumento di granito con una targa dedicata a lui, in Piazza Alimonda, a Genova, onorandolo a seguito della sua morte, avvenuta durante gli scontri gravissimi del G8 del 2001. Abbiamo bisogno di risposte chiare e dirette, perché dobbiamo sapere quali pensieri passano nelle menti di chi ricopre incarichi istituzionali, quale genere di considerazione abbiano per le Forze di Polizia, quale genere di rispetto abbiano per la legalità, quanto conti per loro la sicurezza dei cittadini.
E’ necessario che tutto venga chiamato con il proprio reale nome: è necessario che tutti sappiano con la dovuta chiarezza se a Genova aggredire un Appartenente alle Forze dell’Ordine per ammazzarlo è considerato motivo di orgoglio e comporta un tributo alla memoria. Attendiamo queste risposte, mentre tentiamo invano di smaltire lo sbigottimento per quanto avvenuto ieri in piazza Alimonda, mentre in città il Coisp tornava a mostrare le immagini reali e vivide della devastazione che subirono Genova ed i genovesi ad opera di violenti inarrestabili camuffati da contestatori mossi da idee politiche, ma giunti in città solo per fare quanto più male fosse possibile”.
In seguito all’iniziativa del Sindacato Indipendente di Polizia (Coisp) tenutasi ieri, per commemorare l’anniversario degli scontri del G8 di Genova del 2001, Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, ha espresso le sue riflessioni. L’evento ha voluto richiamare l’attenzione sui tragici incidenti di quei quattro giorni, durante i quali le Forze dell’Ordine furono chiamate a rispondere alle violente proteste di migliaia di manifestanti che devastarono la città.
Uno dei momenti più drammatici di quegli scontri si verificò in piazza Alimonda, dove Carlo Giuliani perse la vita a causa di un colpo di pistola esploso dall’arma di Mario Placanica, un giovane carabiniere. Al momento dello sparo, Giuliani stava cercando di attaccare Placanica con un estintore, mentre intorno a loro la piazza era invasa da scene di caos e violenza, con veicoli incendiati dai dimostranti.
Placanica, dopo quegli eventi, ha affrontato un lungo e tortuoso percorso giudiziario. Nonostante le continue indagini e processi a vari livelli, anche di fronte alla Corte Europea, è stato sempre e costantemente dichiarato non colpevole. La sua storia, così come quella di Giuliani, rappresenta una pagina dolorosa e controversa della storia recente italiana.
sempre ieri è stato posizionato un nuovo monumento che ha preso il posto della targa inaugurata dieci anni dopo la morte di Carlo Giuliani nei giardini di piazza Alimonda. “Ecco perché siamo tornati in strada – aggiunge Maccari -. Siamo tornati contro l’ipocrisia, contro le menzogne, contro l’opportunismo, contro la mancanza di ogni ritegno. Siamo tornati a chiedere perché aggredire chi porta una divisa rende eroi e difendere i cittadini e se stessi rende torturatori. Siamo tornati a chiederlo sperando in una riflessione seria, in una presa di coscienza seria. Siamo tornati in strada da inguaribili sciocchi illusi. Impossibile attendersi qualsiasi barlume di decenza da chi ammette che per affermare le proprie idee si possa usare la violenza; da chi ritiene legittimo violare la legge e mettere in pericolo gli altri per affermare la propria supremazia; da chi non prova alcuna remora a scaricare tutto il veleno e l’odio nutrito verso lo Stato e verso Dio solo sa cosa, contro uomini colpevoli solo di indossare la divisa e di essere mandati in strada a farsi ammazzare per quattro spiccioli”. “L’amarezza è tanta – insiste Maccari -, incontenibile. In ogni possibile sede e grado di giudizio è stato appurato che Mario Placanica ha agito per legittima difesa. Questo vuole dire che la sua vita era in pericolo (non lo diciamo noi, ma lo hanno detto i numerosi giudici che si sono pronunciati in merito). E Carlo Giuliani non era là per porgergli una rosa, era là per distruggere tutto quanto trovava sulla sua strada, come chiunque può appurare guardando foto e filmati di quei tragici eventi. La consequenziale conclusione quindi è inconfutabile: dedicare un tributo a Carlo Giuliani significa onorare una persona che era in piazza Alimonda e partecipava all’aggressione contro un Appartenente alle Forze dell’Ordine che era in pericolo di vita. Consentire il posizionamento di un monumento in memoria di Carlo Giuliani significa avallare il ragionamento in base al quale merita un tributo chi si comporta come i contestatori che si trovavano in piazza Alimonda quel maledetto luglio”
“Non esito a ribadire che siamo atterriti – aggiunge il leader del Coisp –. Ma del resto cosa aspettarsi in un Paese dove il sacrificio, il maltrattamento continuo e la mancanza di rispetto più assoluta nei confronti delle Forze dell’Ordine è cosa normale e scontata? Cosa aspettarsi di diverso in un Paese dove ancora ieri abbiamo dovuto contare 15 colleghi feriti per la barbara violenza di criminali senza scrupoli ad anni di distanza da quando un problema come quello in Val Di Susa si è manifestato in tutta la sua serietà e pericolosità richiedendo soluzioni decisive mai prese. Ma a chi importa? A nessuno, certo. Tanto là ci sono i soliti idioti in divisa a farsi ammazzare di botte… Là come in ogni altro angolo d’Italia dove il primo che si sveglia e decide di giocare alla guerra può farlo senza temere grosse conseguenze, ma anzi rischiando di ricevere anche un premio, un bello scranno importante da qualche parte, o che gli venga dedicato un monumento. Quello che forse ci ha colpiti di più è come non ci si preoccupi più neppure di salvare le apparenze, come non viga più il benché minimo straccio di senso di opportunità. Oggi un monumento ad un no global coinvolto in violente aggressioni alle Forze dell’Ordine… prossimamente quindi una medaglia al valore ad un serial killer di Poliziotti!”.
“Una cosa è certa – conclude Maccari –, a questo punto qualcuno si sentirà legittimato a pensare che bene ha fatto Giuliano Giuliani a tirare su un figlio sbandato, un punkabestia, un drogato che lui non voleva più in casa ed a cui sperava di fare presto un funerale, tanto per usare le sue stesse parole, considerato che adesso quel figlio riceve monumenti al valore come un eroe e lui può continuare a intentare cause contro un giovane innocente che si è salvato la vita per miracolo ma ormai ha un’esistenza devastata dall’odio. A sbagliare, penserà ancora quel qualcuno, è stato il padre di Mario Placanica, che ha tirato su un ragazzo che ha deciso di servire il suo Paese, ma poi si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, mentre Carlo Giuliani col volto coperto imbracciava come un’arma un estintore, cosa che lo ha reso un eroe… E nessuno trova nulla da dire”.