Trento, 29 dicembre 2015. – Rebis rimane a secco. Ora capisce: le differenze esistono, le cose non sono la stessa cosa, c’è acqua e c’è non-acqua, ci sono il pieno e il vuoto, il bagnato e l’asciutto. Adesso DIO dice: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. DIO è il medico e l’asciutto che appare è terribile, perché Rebis non lo conosce. Il forcipe stringe la testa e nasce il dolore nel mondo. Per il dolore esiste una similitudine (la forca, il nodo, la falce) ma Rebis non la sa dire. Ora si emerge verso gli elementi: non-acqua e non-madre. L’aria brucia e il peso intorno è madre, ma l’aria è non-madre, e tutti i tentacoli e i pruriti sono non-madre. Quasi tutto è non-madre, ma Rebis non lo sa. I primi dati sono: i riti medici, i pruriti, Dio e il rimedio, la forca caudina e il forcipe, la non-madre e la leggerezza. Questi sono i primi dati, e chi li interpreta non sarà perduto. Bisogna conoscere la matrice e capirla; ma è lei che deve capire, come una coppa buona, come un sacco: può contenere; bisogna prendere e non perdere, bisogna accettare la visita e massaggiare la pancia, se è gonfia e fa male: io te lo faccio e tu lasciami fare. Questi sono riti e pruriti, sorrisi e sunrises: dove il demiurgo – leggi: il buon artista, il bricoleur, l’amante senza amore – tratta dolcemente la sua sirena. E Prometeo che fa? Prometeo lives and rules, come può, e regna ma non governa, neanche lui. In realtà la goccia chiara si fa vedere, e per una goccia di vita si vede in un altro modo e un altro mondo – e non si risponde a tutti, qualcuno deve essere tagliato, qualcuno limitato, e qualcuno va bene solo per lavorare. C’è chi vuole carezze e poi morde, lecca, lavora, chi morde è chi crea, e chi semina non contesta ma si espone. Questo lavoro è doppio, cioè: “re nel suo spazio, regina nello spazio del suo re”. In tutte queste cose: HEILIGER DANKGESANG. Io lavoro in una piazza pubblica e per me la crisi è continua: si tratta di comunicare, apparire bene e sedurre gentilmente, ma devo negare la mia solitudine – e quindi consegnarmi, non libero –, devo entrare da maestro in una classe che NON SA di aspettare il maestro. Devo fare una scuola e non una guerra; e la solitudine è sempre dietro l’angolo, a piccole dosi o enormi, caso per caso. La scuola è per molti, la scatola è mia, e il bosco anche.
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