«Mafie e Informazione»: il “caso” Taverna Trento, 17 gennaio 2018. – Sono molte e sempre in crescendo le intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno, nella raccolta e diffusione delle informazioni di pubblico interesse più scomode e, in particolare, nella ricerca delle verità più nascoste in materia di criminalità organizzata. Molti anche i giornalisti che attraverso le loro inchieste scoprono casi clamorosi di criminalità e sprechi di denaro pubblico di ogni tipo che pesano sulle tasche dei cittadini. Nei giorni 23 e 24 novembre 2017 si è tenuto, nel Palazzo Reale di Milano, l’evento conclusivo degli Stati Generali della lotta alle mafie alla presenza del Presidente della Repubblica, del ministro alla giustizia, e della massime autorità dello Stato, della Regione Lombardia e del Comune di Milano. Nell’ambito della “due giorni”, da segnalare oltre agli interventi delle autorità, alla presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazione criminali Rosy Bindi e del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, gli apporti tecnico-scientifici di magistrati, storici, responsabili delle forze dell’ordine. Particolarmente significativi gli interventi del presidente della conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) e del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Sotto la regia del Comitato scientifico, sono stati costituiti 16 tavoli tematici. Tra questi, ricordiamo il tavolo 6 “Mafie e Informazione”, affidato al coordinamento della signora Marcelle Padovani, giornalista, scrittrice. Nella relazione conclusiva del tavolo “Mafie e Informazione” per quanto concerne la stampa locale sono segnalate le testimonianza di alcuni giornalisti italiani: Corrado Barbacini, LilliMandara, Salvo Palazzolo, Conchita Sannino, Benedetta Salsi e Claudio Taverna che hanno ricevuto intimidazioni, minacce, con richieste di risarcimenti anche ingenti a seguito dell’attività giornalistica…. Il caso del nostro direttore Claudio Taverna è stato ricostruito sul giornale «Notizie Ossigeno per l’informazione» che richiama anche il nostro giornale. Claudio Taverna, era stato citato in giudizio dai vertici della Trentino Trasporti, concessionaria provinciale del servizio pubblico, di cui la Provincia è la maggior azionista. In particolare la presidente Monica Baggia e il vicepresidente Ezio Facchin avevano citato in giudizio il giornalista, con una richiesta di risarcimento danni per complessivi 60 mila euro, perché si erano sentiti diffamati da un articolo intitolato Trentino Trasporti: idrogeno che passione”, pubblicato il 30 settembre 2014, nel quale Taverna esponeva – con ampia documentazione – perplessità sull’utilizzo di questa tecnologia applicata ai trasporti urbani. Il direttore della nostra testata è stato assolto anche in sede di appello dopo la vittoria in primo grado, dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa. Nella sentenza di secondo grado, le cui motivazioni sono state depositate il 10 febbraio 2016, il collegio (composto dai giudici Ugo Cingano, Raffaele Massaro e Dino Erlicher) si richiama alla giurisprudenza di merito della Suprema Corte e della Corte europea, evidenziando come nell’articolo sia stata rispettata la veridicità dei fatti, l’interesse pubblico e la continenza del linguaggio. Da sottolineare che mentre gli altri giornalisti della stampa italiana, la cui vicenda è stata raccolta nella relazione del Tavolo 6 “Mafie e Informazione”, hanno avuto la solidarietà dei rispettivi ordine dei giornalisti che li hanno pubblicamente difesi, nel caso di Taverna, benché l’ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige fosse stato informato, non vi sono state né difesa né solidarietà pubbliche e nemmeno a livello privato.
]]>Il direttore Claudio Taverna agli Stati Generali contro le mafie
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