Trento, 15 ottobre 2013. – Il buon Foscolo, quel vecchio soldato – ma sapeva il greco – scrisse: “O italiani, io vi esorto alle storie”. Voleva dire: vi esorto a leggere e conoscere la storia. Il perché è chiaro e tondo: “perchè niun popolo più di voi può mostrare nè più calamità da compiangere, nè più errori da evitare, nè più virtù che vi facciano rispettare, nè più grandi anime degne di essere liberate dalla obblivione”. Si tratta di noi, e il consiglio di Foscolo dà sempre più vantaggi che svantaggi. Vi esorto alle storie anch’io, miseramente: per esempio alla voce di Wikipedia che si intitola “Lista degli appartenenti alla P2”. È un elenco di 962 nomi nudi, non dilettevole ma utile. Ci si trovano delle vecchie conoscenze, tra impermanenti e permanenti: per esempio, il nome dell’ex ministro che disse “Monaldo Leopardi era più europeo di Giacomo”. D’altra parte, il piduista numero 680 la sapeva lunga: la “rinascita democratica” rinnegava la libertà, così come rinnegava la bontà (ma non lo stile, perché anche Licio Gelli è un poeta – proprio nel senso che scrive poesie, poesie in versi –, come molti: non è meraviglioso poter dire “faccio quello che ha fatto anche Licio Gelli?”). Diciamo che in quel fango Monaldo era più gestibile di Giacomo, ecco. La storia fa storia, e il linguaggio si ripete, se è buono. Così le parole ritornano, e Gianfranco Contini rifece Foscolo: “O italiani, vi esorto alle concordanze!”. Non era un appello all’amore universale: le concordanze sono gli elenchi delle parole usate da un autore, in ordine alfabetico. Per il profano è un deserto di colonne, ma per qualcuno è utile: per esempio da una concordanza di Dante si impara che il Padre ha usato la parola “tutto” e la parola “tututto”, e il significato è uguale. Certo: il mitico uomo della strada non se ne fa molto, ma chi scrive per professione può passarci qualche ora sopra. E ogni D’Annunzio che si rispetti – e ogni Pascoli, e non solo – mangia pane e concordanze. L’esortazione alla Storia e alle Parole non passa inosservata. Non solo: è tanto sonora da chiedere glosse. Per esempio: gli Italiani invocati da Foscolo erano – allora – gli abitanti di un Paese virtuale, quello di cui Metternich scrisse: “L’Italia è un’espressione geografica”. Era il 1847, e Foscolo era morto da vent’anni. Metternich aveva qualche motivo per dirlo; e Foscolo aveva solo motivi ideali, per dire il contrario. Le coincidenze daranno più ragione a Metternich o a Foscolo? A tutti e due, secondo i punti di vista, i luoghi, le persone. E poi l’esortazione di Foscolo e di Contini eccita le imitazioni. Eccone un campionario, insufficiente quanto basta, e martellante. La ripetizione crea la storia, e quindi la vita (einmal ist keinmal!); e l’intensità vive – anche – di ritornelli canterini. Inizio: o Italiani, io vi esorto a leggere anche i libri sbagliati, duri, inconsueti (però fatevi aiutare): don Milani non è la verità, ma è qualcosa; è meglio qualcosa come don Milani che il nulla. Vi esorto alla musica: soprattutto a studiarla. Vi esorto alle poesie – spesso così retoriche – di Brecht: saranno enfatiche, ma fanno pensare. Vi esorto a sentire i suoni nei discorsi, e non solo le idee: le idee sono quello che sono – due o tre per ognuno di noi, su qualunque argomento – ma il modo di enunciarle può dichiarare il vero o il falso, o almeno la dignità di chi parla (non è poco). Vi esorto a diffidare di chi non ama i gatti, i fiori, i bambini. A non sacralizzare troppo la Vita: la Vita è sempre di un individuo, e si declina in singolarità. Ma vi esorto anche a non desacralizzare troppo la Vita: si ribellerà, come se non fosse già felina, femmina, e artigliata. Vi esorto a conoscere più lingue: avrete più di un’anima. A non fidarvi di nessuno. A fidarvi di tutti. A leggere Pappagalli verdi di Gino Strada; e Korogocho di Alex Zanotelli. A non identificare troppo facilmente Fazio e Saviano con il popolo. E anche a diffidare dei divulgatori: di solito non hanno stima del loro pubblico. A leggere il versetto 3, 11 dell’Ecclesiaste: giustifica una fede, ma anche una crisi della fede. E a credere che la Cultura è la somma delle Culture, ma l’Ignoranza è solo una diminuzione (e la vera Ignoranza è solo mancanza di amore); ed è meglio conoscere Cristina Donà che un cattivo scrittore. Ad essere astuti come serpenti, davanti all’arte: un esperimento non è glorioso solo perché è un esperimento, ma una serigrafia classica di Giovan Francesco Gonzaga è solo una decorazione. Ed è bello mescolare, quando serve; ed è bello dividere. È bello ragionare e sragionare. È bello lavorare ed è bello il rumore del mare. E la Storia è una Disciplina con la D maiuscola, studiarla bene fa bene, e Foscolo ha avuto ragione. (Queste esortazioni sono poco sublimi, e forse ho fatto un doppione del Credo radiofonico di Radiofreccia. Correggio ombelico del mondo, dopo Atene e Gerusalemme. Ma perché no? Scrivo da un MacDonald’s, provincia dell’Arcadia. Per caso, oggi è il compleanno di Nietzsche).
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