Trento, 18 gennaio 2014. – Ore 15.21 del 17 gennaio 2014. Stanno parlando Nigro e Cortellessa, in diretta a Radio 3. Cortellessa è stridulo, ma Nigro parla bene. Ecco Nigro, testuale: “Non si deve scambiare il realismo con la cronaca”. Spiega: si può essere grandi scrittori fantastici ed essere realistici, come Ariosto. E avverte, testualmente: “Bisogna stare attenti a queste parole”, le parole come “realismo”. È vero. E che cosa è il realismo? Quando Amelia Rosselli sente le voci – e le crede agenti della CIA – potrebbe essere un’allucinata, dal punto di vista della Scienza. Va bene, però Rosselli è un Autore, anche grande. Da Autore, grande, ne scrive con la potenza e la furia di sempre, per esempio in Storia di una malattia. Dice anche di avere mandato qualche lettera ai politici. Quindi considera le sue allucinazioni come un problema politico, da buona figlia-nipote dei Fratelli Rosselli. Ecco, la realtà di Amelia è questa, non un’altra. È questa e ne scrive, punto. Morale: è trattata dagli psichiatri, ma – attenzione – pretende un ascolto NON psichiatrico, attraverso un’opera NON malata. Si considera realistica e anche politica. Ripeto: che cosa è il realismo? Pausa. Per un po’ di tempo si è parlato volentieri di “radici cristiane dell’Europa”. Io le chiamerei in un altro modo: radici irrazionali – poeticamente e santamente irrazionali – dell’Europa. In ogni Messa il pane e il vino diventano Carne e Sangue, eppure l’ostia sa ancora di semolino. Senza la fede, la transustanziazione dell’ostia è fantastica, come la trasformazione di Pinocchio in asino e dell’asino in Pinocchio, e di Pinocchio in bambino. Per ora, Pinocchio non è un dio. O meglio: non è stato (ancora) divinizzato. (Per inciso, ma bello forte: Collodi non la conta giusta. Pinocchio è un libro – anche – iniziatico, ed Elèmire Zolla l’aveva – anche – detto). La fede si mantiene, anche la fede in una metamorfosi invisibile, che contraddice i sensi. In realtà non è assurda. È un’altra cosa. L’assurdità non conta: è una fede, creduta e condivisa, e tanto basta. Ogni tanto si rimpiangono i Grandi – Fortini Sciascia Testori Moravia; e il solito Montanelli –, ma erano Grandi nel mondo in cui – parola di Giorgio Gaber – Aldo Moro e la Democrazia cristiana erano i maggiori responsabili di trent’anni di cancrena italiana. Gli italiani parlavano agli italiani e i senegalesi stavano in Senegal, i cinesi in Cina, i romeni in Romania. Quarant’anni dopo, il mondo si è aperto, tutto, e violentemente, altro che Aldo Moro e la DC. I nostri Grandi erano una piccola o alta borghesia illuminata, va bene: ma erano la borghesia – illuminata e illusa, e in fondo impotente – di un mondo finito. Solo in Camere separate di Tondelli si trova una profezia precisa: i poveri invaderanno la terra, i loro corpi saranno come corpi contundenti. Proprio così, altro che la DC e “se va bene per la Fiat va bene per l’Italia”. Fortini è un fossile della Grande Cancrena, tutto qui: non è poco, ma non basta più. Ora qualche buon romanzo – Roma senza papa di Guido Morselli, Il re del magazzino di Antonio Porta – potrebbe essere una profezia, a modo suo: Francesco assomiglia al Papa di Morselli, felice a Zagarolo, sciolto dal Palazzo. E poi un’ipotesi fantastica, o forse una profezia in vitro: i giochi si riapriranno, felicemente e drammaticamente; allora resisteranno le cose MENO italiane. Alcune mescolanze, forse: lingua con lingua, azione con azione, persona con persona, medium tecnico con medium tecnico. Forse non resisteranno le cose più pubblicizzate come realismo, tipo Gomorra. Resisterà chi fa balzare il cuore in petto: anche se è assurdo come un morto che cammina e come il semolino consacrato, proprio così (e Pinocchio, povero? passerà al dominio del Sacro? Perché no). Quello che fa balzare il cuore in petto: come ai passanti di Emmaus, beati loro. Chi resiste può essere – anche – il Grande Contraddittore della cosiddetta realtà, che in fondo è un’abitudine. Il Grande Contraddittore rompe le abitudini, come in ogni Messa del mondo. Ti sembra semolino e invece è Cristo, mica male. Il Grande Contraddittore, in veste creativa: e con lui, o lei – o con lui & lei, & loro: perché potrebbero essere molti, una “compagnia pìcciola”, una “piccola troupe”, il “popolo futuro” – le sue (le loro) opere.
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