Prec. 1 of 2 Succ. Trento, 4 aprile 2014.- Redazione Abbiamo il piacere di proporre una pubblicazione di storia ligure (ma con molti riferimenti al presente). Per il nostro collaboratore Massimo Sannelli si tratta di “un omaggio alla Tradizione e alla Cortesia del passato, quando la Liguria era indipendente e sovrana (e sono discorsi che ora tornano con forza, anche da noi)”. Il libro è fuori commercio, per questo proponiamo il testo in word, nella foto la copertina del libro. Nel novembre 1702 il giovane Filippo V, re di Spagna e nipote del Re Sole, si ferma a Genova per qualche giorno, ospite a Palazzo Spinola di San Pietro, nel “lungo, e maestoso Borgo di San Pier d’Arena”. Lo stemma viene sostituito con quello del Re di Spagna, e così Palazzo Spinola diventa ufficialmente Palazzo Reale. La Repubblica di Genova dedica a Filippo V attenzioni e apparati teatrali, al limite dell’impossibile: per esempio portare a Sampierdarena il Sacro Catino, o improvvisare un ponte decorato presso la Lanterna. Filippo risponde sempre, con segni di cortesia e di devozione. La fiaba politica e aristocratica è stata ricostruita nel 1703 dal Signor N., che scrive ad un altro Signor N. In realtà, il Signor N. – Nessuno – è la voce ufficiale di Genova, in incognito: è un’azione di pubblicità occulta, come aveva scoperto Michele Rosi nel 1896. Dopo 311 anni il libro – rarissimo – riappare, con gli apparati, iconografici e storico-letterari, che lo possono spiegare ai lettori di oggi. L’opera è curata da Vittorio Laura, architetto e collezionista genovese, e da Massimo Sannelli, scrittore e attore, collaboratore del quotidiano Trentino Libero e della Finestra Editrice di Lavis; il marchese Federico Spinola ha scritto l’introduzione. Dall’introduzione: Il re è un uomo, ma è anche oltre l’uomo normale, come un dio in terra: è Grande, Benigno, Generoso. Sono attributi divini, che il Signor N. ama notare. Naturalmente il re fiabesco sa godersi la vita, e quando lo fa è sempre cortese. Detto fatto: «E perché Sua Maestà dopo le hore più ritirate, e più gravose del Gabinetto, e del Dispaccio godeva di ristorarsi alquanto col Giuoco che chiamasi della Bassetta, fece in quel tempo l’onore di ammettere qualunque Cavaliere à seder seco à detto giuoco». E poi il re deve avere un Palazzo. Genova glielo serve, ovviamente al massimo livello. In quei pochi giorni, «toltane l’Arma del Duca Spinola, portava in fronte quella del Rè di Spagna». Così Sampierdarena ha avuto il suo Palazzo Reale, a tutti gli effetti. Dal testo del 1703: In questo incontro fece il Duce à Sua Maestà un profondo inchino: e Sua Maestà levandosi il capello benignamente rese il saluto. Indi rimessosi il capello, disse in lingua Spagnola, «Cuoprasi Vostra Altezza con questi Senatori»: il che avendo tutti eseguito, il Duce con poche mà ben pesate parole, espresse il sommo giubilo della Repubblica per la presenza d’un sì Grande, e sì Potente Monarca, e che quello era l’incontro il più fortunato che la Repubblica potesse mai in questo Mondo aspettare. Al qual complimento avendo il Rè con obbliganti parole brevemente risposto, s’incaminò dentro il Palazzo con avere al fianco sinistro l’istesso Duce senza che vi fusse alcuno dall’altro fianco, e seguitato immediatamente da’ Senatori, e da’ Grandi, tutti coperti. Entrati che furono nell’Appartamento di Sua Maestà fin dentro la Stanza interiore del Letto Reale, rinovò il Duce un più breve complimento: dopo di cui fù dal Rè ringraziato, e cortesemente accompagnato oltre la metà della Reale Anticamera, mentre dalla Città si faceva con sonoro rimbombo la triplice Salve Reale con tutto il Cannone. Lettera di ragguaglio del Passaggio di S.M. Cattolica per gli Stati della Serenissima Repubblica di Genova a cura di Vittorio Laura e Massimo Sannelli. Prefazione di Federico Spinola. Introduzione storico-letteraria, trascrizione integrale del testo del 1703, note e bibliografia. Tormena Editore, Genova 2014 pp. 80, 16 figure in b/n, cm. 22×21. ISBN 978-88-8480-100-5 per informazioni: www.filippoquinto.blogspot.it www.facebook.com/letteradiragguaglio
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