Trento, 15 dicembre 2013. – Nonno Libero ha sposato la sua consuocera. Il figlio si è messo con due sorelle – una è morta, l’altra è stata lasciata – e nell’ultima serie si fidanza con la sorella di Giulio, che in famiglia è chiamato zio. Incesti? Sì e no: per gli autori sono più innesti che incesti. Io ci vedo una rappresentazione alla Bruegel e lo chiamo il mondo alla rovescia. Ma l’innesto è sano? E a che cosa serviva questa rappresentazione? In Italia, poi. Noi con le nostre «radici cristiane» e la «famiglia tradizionale basata sul matrimonio». Serviva a far passare un messaggio: i ruoli non ci sono, i limiti nemmeno. E si può fare tutto, purché il tutto non sia niente di importante. Davvero: purché non ci sia un filo di gloria, mai, e ci mancherebbe altro. Né gloria né un’ombra di dignità, mai. E poi si mangia, Dio se si mangia: in casa di Libero si mangia sempre. Un po’ per evitare troppa scenografia, forse – pochissimi esterni, il meno possibile: ma non dite che Un medico in famiglia rispetta l’unità di luogo: non è Nodo alla gola di Hitchcock –; un po’ perché il cibo annienta le resistenze, e quando si mangia insieme si crea complicità. Chi è Libero è sempre libero di fare cose stupide. La sigla diceva: «Qui c’è sempre un gran via vai, quasi quasi scappo via, questa non è più casa mia…». È vero. Perché la «casa delle libertà» – sincronizziamo i calendari, e tutto è in tutto – non è la casa di nessuno: si va e si viene, come nelle alleanze di Berlusconi. La libertà di Libero – e liberi tutti – odia la solitudine e ha un’idea acquosa delle amicizie e dei rapporti. Per tutto questo c’è un motivo preciso, un motivo politico: bisogna maculare la solitudine e renderla impopolare. Bisogna fare rumore. Nel frattempo si liquefaceva l’autorità dell’Italia. La globalizzazioneva cambiava il mondo. Gli intellettuali confondevano il Potere con Berlusconi. Altri intellettuali identificavano Berlusconi con l’Antipotere, come Giuliano Ferrara a «Siamo tutti puttane»: «VIVA BERLUSCONI ANCHE NEI SUOI GRAVI ERRORI! VIVA BERLUSCONI ANCHE NELLE SUE FOLLIE!». Sono parole testuali, e c’è pure il video. Il mondo alla rovescia parla così: tu fai gravi errori, ma io ti adoro. Tu fai follie, ma sei il mio signore. Ti amo, e non solo perché mi paghi. Ti amo perché fai schifo e io lo dico a tutti, con il rossetto sulle labbra, tra i peli della barba: roba da Carnevale e da Messa Nera, né più né meno. Più Libero-Bacco e meno Libero-Banfi? Perché no. Anche a Trento. I Trentini vivono in una terra bella: un’enclave felice del Nord-Est, diciamo. Non solo mele e carne salada, ma anche un bel po’ di cultura fatta bene, e non solo al Mart. Per esempio c’è Marco Albertazzi, che ha curato l’Acerba, i Documenti d’amore, la Filosofia di Guglielmo di Conches, le opere complete di Cesare Battisti, le poesie di Arturo Onofri; ha fondato lo Csao e ha pubblicato gli opera omnia di Marino e un’infinità di altre cose. Bene: Marco Albertazzi non è direttore di un museo, non è docente universitario, non ha cariche pubbliche, niente di niente. L’ostracismo istituzionale è stato durissimo: ce ne sono documenti severi, che lo CSAO ha pubblicato nel suo sito. Questa pagina è medievale: quindi è letterale, allegorica e anagogica. Non solo: è anche uno specchio, e non perché è cronaca. Ora, Albertazzi non è una cenere di Gramsci, che si onora e si disperde. Non è nemmeno una spoglia da chiudere nel Doss Trento. Non è un alienato che glorifica l’uomo delle follie e degli errori. No. Marco Albertazzi è una realtà. È una realtà anche La Finestra editrice. E lo CSAO è una realtà, tanto è vero che produce. A questo punto: è possibile che anche il Trentino sia un mondo alla rovescia? Lasciare Nonno Libero e prendersi un Uomo Libero – Cesare Battisti è un esempio – sarebbe rivoluzionario, no? E smettere di avere paura della solitudine – che non è asocialità, ma spirito profetico, o voglia di lavorare – non sarebbe meglio? Chi è solo appartiene a se stesso. È anche ambizioso, certo, ma la sua ambizione è come la beatitudine casta di Tonio Kröger. L’editoria, la politica e l’università hanno sempre praticato il via vai e gli incesti. Oggi hanno bisogno del contrario. Sapete perché? Perché chi è solo lavora molto ed è affidabile. Perché non si perde e non deve pagare pegno. E poi assomiglia alle sue – moltissime – pubblicazioni ed è credibile. Questo è importante: assomigliare ferocemente ai propri libri. Lo dico in senso letterale: assomigliarci fisicamente, perché «bodies never lie». Ecco, sarebbe bello che Trento si liberasse del via vai di Casa Martini.
]]>