Rovereto, 28 ottobre 2015. – Il “giallo” di dove fossero i bus all’idrogeno di Trentino Trasporti, quelli che sono costati al contribuente 3 milioni di euro, è stato risolto non già nel corso dell’ultima puntata di “Chi l’ha visto”, ma dall’ottimo Luca Pianesi che li ha rintracciati in un deposito della concessionaria del trasporto pubblico provinciale, a Rovereto. Non già in un rimessa, parcheggiati assieme ad altri bus, anche se meno nobili di quelli “scomparsi”, ma in un deposito di materiali edili – come ci documenta – il citato cronista dalle colonne di Trentino. Messi proprio lì, con l’intenzione di occultarli? Può darsi, ma se non fosse così, sarebbe una stranezza. Come molto strano è l’atteggiamento dell’assessore ai trasporti della Città della Quercia e capo area di Trentino Trasporti per Rovereto che interrogato sulla presenza dei “pulmini d’oro” in città, nulla sa, mentre – ci racconta sempre Pianesi – che lo stesso Plotegher è molto bene informato se qualcuno (della stampa) viene sorpreso a gironzolare attorno alle strutture di Trentino Trasporti. Prima conclusione. Per appagare, qualora ci fossero, le ambizioni politiche, basta essere dirigenti di Trentino Trasporti. E’ successo già per Ugo Rossi, ora governatore del Trentino e per Carlo Plotegher, neo assessore del sindaco Valduga jr. Seconda conclusione, questa più personale. I lettori ricorderanno che mi sto difendendo in appello (in primo grado sono uscito vincitore) dalla richiesta di risarcimento (60 mila euro) avanzata dai vertici di Trentino Trasporti (Monica Baggia presidente e Ezio Facchin vicepresidente) perché si ritengono diffamati da un mio articolo, dal titolo emblematico “Trentino Trasporti: idrogeno che passione!” Già allora nel ciclone l’idrogeno, bus e stazione (Panchià) compresi!
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