Verona, 6 marzo 2016. – Riviste lette: “il Carabiniere” Apparteneva alla FF. AA. della Repubblica sociale il vicebrigadiere che ventenne diede volontariamente la vita per salvare quella di ventidue ostaggi che stavano per essere fucilati dai tedeschi in rappresaglia al primo dei vili ed inutili attentati compiuti dai partigiani della Resistenza, capaci solo di uccidere alle spalle per poi vigliaccamente eclissarsi sottraendosi alle conseguenze dei loro criminali assassinî. Sotto il titolo “Impassibile di fronte alla morte” il numero dello scorso Novembre del mensile “il Carabiniere” dedica più d’una pagina (20 e 21) al sacrificio di Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere che poco più che ventenne si offrì alle truppe germaniche quale autore di un attentato compiuto invece da partigiani comunisti capaci solo di uccidere alle spalle per poi eclissarsi e lasciare che a pagare fossero, secondo la Convenzione di Ginevra firmata da cinquantatrè Stati fra cui l’Italia, degli ostaggi innocenti. L’occasione è data da due cerimonie in onore della sua memoria, l’una tenutasi in Roma nella caserma che ne porta il nome, l’altra in frazione Torre di Palidoro (Roma) dove il 23 settembre 1943 l’evento ebbe luogo. Nella successiva pagina 104 il giovanissimo eroe, al cui nome è pure titolata in Verona la strada dove è ubicato il Comando nucleo carabinieri locale, viene ancor celebrato, settantadue anni dopo il fatto, con l’inaugurazione in Firenze di un monumento a lui dedicato. Quel che non viene detto né tanto meno evidenziato, nei servizi giornalistici summenzionati, è che Salvo D’Acquisto fu ed è un eroe della Repubblica sociale italiana, la quale nella data del tragico evento non solo era già stata costituita ma aveva anche acquisito tutti i militari in servizio, come da proclama di Benito Mussolini giorni prima emanato. Per anni i professionisti della falsificazione della storia hanno celebrato il nome di Salvo D’Acquisto quale un eroe della Resistenza, anzi il primo eroe della Resistenza. Nulla di più falso, come si evince facilmente dal fatto che il giovane carabiniere era in divisa e si trovava nella piazza del paesino frammezzo a soldati germanici ed a militi fascisti. O si vuol pretendere che un militare del regno del sud se ne stesse tranquillo, beato e indisturbato in territorio nazi-fascista? Da molto tempo coloro che con faccia che definiremo di bronzo benché in realtà di tutt’altra meno nobile e meno solida materia, hanno celebrato Salvo D’Acquisto – non stanchiamoci di menzionarne e ripeterne il nome – quale «eroe della Resistenza», anzi «il primo eroe della Resistenza», hanno cessato tale appropriazione indebita dopo essere stati sbugiardati non solo da noi sulle nostre testate (tra cui il “Secolo d’Italia”) ma anche da varie altre testate. Però sul fatto che l’eroe fosse un militare della R. S. I. si continua a tacere. Diciamolo forte e chiaro: Salvo D’Acquisto fu eroe della Repubblica mussoliniana, come retroattivamente Ettore Muti fatto assassinare dal programmaticamente traditore Badoglio, e poi, fra i trecentomila, l’ufficiale della Xma flott. mas Osvaldo Valenti e la sua compagna Luisa Ferida, per finire con i gerarchi di Dongo e con lo stesso Mussolini, fatto uccidere insieme con l’incolpevole Claretta Petacci senza processo da Sandro Pertini affinché non rivelasse i segreti accordi intercorsi con Winston Churchill. Gli eroi della Resistenza sono quelli di via Rasella, che assassinarono trentatré territoriali italiani spacciandoli per soldati tedeschi, e tre passanti, fra cui una donna col suo bambino: delinquenti e vigliacchi ai quali una repubblica democratica degna di loro ha conferito la medaglia d’oro, parificandoli ad un Salvo D’Acquisto. La Resistenza si tenga i suoi eroi assassini, e lasci a noi i nostri eroi assassinati.
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