Porcia di Pordenone, 6 maggio 2020. – Carnier Ho rilevato di recente, sulla stampa regionale del Friuli Venezia Giulia, un’ assiduità di scritti, taluno di carattere recensivo su riedizione di volume, lettere al direttore etc., incentrati sulla vicenda cosacca. Anche ieri, 4 maggio, sul Messaggero Veneto è apparso l’ annuncio recensivo sull’ edizione di un libro, quale romanzo storico, sull’ argomento cosacchi, dal titolo “Il ritorno del cosacco” autore I. Piutti, editore Aviani & Aviani. I libri sulla vicenda cosacca nascono ormai come i funghi, un’ autentica inflazione, ma bisogna vedere cosa poi contengono. Rilevo che, il recensore, nell’ accennata recensione , con un una frase ambigua ed infondata come poi spiegherò, asserì che nel volume è citato il mio nome, cioè : « Tra le fonti, peraltro, ci sono elementi desunti da Pier Arrigo Carnier (verificati e già confutati) e manifestini/ proclami di propaganda dei cosacchi (che addirittura inneggiano all’ alleanza con i carnici contro il comune nemico giudeo-marxista).» Senza avere letto il libro intuisco, per deduzione che, la frase menzionata fa riferimento ad un proclama, a mio giudizio e non solo mio, di altissimo valore storico dello Stato maggiore cosacco insediatosi a Tolmezzo e da me pubblicato, inteso a tranquillizzare la popolazione carnica sulla ragione del proprio insediamento a scopo di presidio motivato dall’ insorgenza di forze partigiane comuniste. Basti la frase seguente per capire il contenuto del proclama : « E pur tuttavia volete credere ai mentitori, che cercano di persuadervi che noi siamo venuti a profanare la vostra religione e per prendere la vostra terra.» Contesto quindi radicalmente la menzionata frase ed in particolare l’ affermazione ( verificati e già confutati) che, nell’ assieme merita biasimo e, più che irritarmi, mi fa sorridere. Mi permetto di ricordare quanto segue. Fui io, nel 1965, ad aprire il filone storico letterario col volume “L’ Armata Cosacca in Italia 1944-1945” lanciato su piano nazionale dal noto editore svizzero De Vecchi con sede operativa a Milano, con successive varie riedizioni. Il libro passò poi, nel 1990, all’ altrettanto noto editore Gruppo Mursia-Milano con nuove varie riedizioni e di prossimo rilancio. Dopo di me scesero in campo, Carlo Sgorlon e Claudio Magris, il primo con “L’ Armata dei fiumi perduti” l’ altro con ” Illazioni su una sciabola”. Con una brillante recensione sul mio volume “L’ Armata cosacca in Italia 1944-1945” pubblicata il 23 novembre 1990 sul quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, fu Sgorlon, con grande onestà, a riconoscere che, l ‘ apertura del filone storico sui cosacchi è opera mia. Scrisse infatti : «….L’ opera Carnier a suo tempo costituì per me una fonte preziosa d’ informazioni, a completamento della mia esperienza diretta.>>. << Gli storici dell’ avvenire dovranno ricorrere soprattutto all’ opera Carnier, ricchissima di notizie, documentazioni, testimonianze di vario genere, fotografie… etc. etc.» Vorrei permettermi un’ ultima considerazione. La mia attività storiografica con particolare riferimento a “L’ Armata cosacca in Italia 1944-1945”, sollecitò negli anni ottanta-novanta (1980- 1990), dopo che la RAI-TV nazionale-Roma, sul menzionato libro aveva girato il film documentario Cossackja, della durate di due ore, l’ interesse del grande regista internazionale Fred Zinneman, quattro premi Oskar. Il grande regista volle incontrarmi e conoscermi per cui venne in Italia da Londra e mi nominò subito suo consulente nel progetto di un film sulla tragedia della forzata consegna ai sovietici dei centomila cosacchi arresisi ai britannici in Austria nel giugno 1945. Operammo insieme a lungo e vi sarebbero cose interessanti da dire. Zinnemann era persona meravigliosa. Il film sarebbe stato prodotto dalla “20 Centuri Fox Francese”. Eravamo già a regia completata quando personalità dell’ ex potere alleato (USA-Gran Bretagna) intervennero con pressioni negative sulla Fox Francese, motivate dall’ interesse ad evitare gli effetti della vergogna che, l’ operato della famigerata consegna, avrebbe sollevato nell’ opinione internazionale. Zinneman, con amarezza, decise di sospendere il progetto. (nella foto Pier Arrigo Carnier)
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