Trento, 30 giugno 2020. – Redazione Non è sfuggita l’intervista rilasciata, qualche giorno fa, dal sen. Adolfo Urso all’Agenzia Giornalistica Opinione. Il “neo” commissario della federazione provinciale di FdI, evadendo quasi tutte le domande, non spiega le ragioni della sua nomina, in sostituzione del tandem dei due precedenti co-commissari Francesca Gerosa e Andrea de Bertoldi, a questo punto bocciati senza appello da Giorgia Meloni. In realtà, la nomina dei due esponenti trentini aveva portato ad una conduzione incerta del partito, sia da un punto di vista politico sia organizzativo. Nelle dinamiche della politica trentina, FdI aveva evidenziato, recentemente, una clamorosa frattura, nelle vicende della scelta del candidato sindaco del centrodestra per la città capoluogo. Infatti, prima del Covid, Fdl si era pronunciata, unitariamente, a favore della candidatura Baracetti (emblematica la foto di gruppo in piazza Duomo dove de Bertoldi e Gerosa erano “vicini, vicini” a sostegno dell’avv. Baracetti in occasione della sua pubblica presentazione). Tuttavia, immediatamente dopo gli “arresti domiciliari” imposti dalla pandemia, Andrea de Bertoldi si rimangiava la parola e metteva in dubbio, prendendo a pretesto l’ “espulsione” di Agire dalla coalizione decretata dal candidato sindaco, l’efficacia della candidatura Baracetti, mentre Gerosa restava (e resta) fedele all’avv. Baracetti. Probabilmente la frizione tra i due ex co-commissari ha altre origini, sicuramente meno nobili, tanto da compromettere persino i rapporti personali: sta di fatto che Giorgia Meloni si è vista costretta ad affidare le sorti del partito ad un uomo esperto, di lungo corso, come il sen. Urso (di lui ci occuperemo forse in un altro articolo). Il sen. Urso, dopo aver tessuto le lodi alla Gerosa, ha assicurato – nell’intervista a “Opinione” – l’ imparzialità nella gestione del partito e il massimo impegno per le sue fortune elettorali e di quelle del centrodestra al prossimo appuntamento delle amministrative che si svolgeranno in Trentino in autunno. Nell’occasione, il sen. Urso disse di conoscere bene il Trentino, ricordando di essersi candidato per volere di Fini, come capolista, oltre che in tutte le circoscrizioni del Veneto, anche nella circoscrizione Trentino Alto Adige. Lui, nato per caso a Padova, è siciliano, ma vive a Roma, è stato, come molti del resto, “paracadutato”, così si usa nel gergo, con nessi e connessi. Tuttavia, la sua candidatura nella nostra Regione non fu come capolista di AN: una piccola bugia, dunque! Capolista fu Fini, al secondo posto Urso, al terzo posto Holzmann, che divenne deputato, avendo optato i primi due per altri collegi. Per Fini, nessun problema, candidato in tutte le circoscrizione (la legge elettorale di allora – “la porcata” – definita così addirittura dal padre, il sen. Calderoli). Il merito del successo trentino di AN fu di Fini, non di Urso che si attribuisce, con non poca presunzione, lo “storico” successo trentino. Altra piccola bugia che cercheremo di provare disponendo dei risultati elettorali. Per ora, ci limitiamo al dato di circoscrizione. Nelle politiche 2006 (9-10 aprile), AN conquistò 52.1139 voti (8,1%) con un arretramento in voti e percentuali (- 4.451, -1,3%,) rispetto alle più lontane elezioni del 1994 (voti 56.590, 8,98%). Ci riserviamo di pubblicare il dato elettorale in Provincia di Trento con le preferenze attribuite a ciascun candidato, per fornire un confronto ancor più preciso. VIDEO intervista al sen. Adolfo Urso
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