Trento, 27 maggio 2016. – Perché Teorema è un teorema? La prima risposta è nel senso letterale e riguarda la borghesia, e come modificare la borghesia. In realtà bisognerebbe capire chi sia esattamente Terence Stamp nel film: un angelo? Uno che passa di lì, come il vagabondo di Spell di Cavallone? Terence Stamp è Dio. Non c’è bisogno di crederci: c’è. Non c’è neanche bisogno di avere fede: Dio dà e offre la merce più diretta, che è la propria carne. Vuole e dà sesso, nel caso del film: non per bisogno, ma per sovrabbondanza, e gratis. Ora Dio è lì, nudo e crudo, ma proprio nudo, e senza timore: a metà tra il misterioso Dio di Israele – che fa quello che vuole, quando vuole, dà e si nega – e Krsna, l'”infinitamente affascinante”. Non c’è bisogno di credere ad un Vivente-Presente: bisogna offrirsi, non credere. Bisogna mettere la mente a posto, e poi la mente deve tacere un po’. Facciamo ordine: il primo significato della parola teorema è quello del vocabolario. È ovvio e giusto. Ma ogni materia – da Dante, in poi, almeno – ha qualche livello di contorsione. Poi c’è la nevrosi, e la nevrosi smonta e rifà il linguaggio: compone e scompone. C’è anche il ludus, e il ludus smonta e rifà il linguaggio: ti mostra un significato e tu ci credi, ma il significato è un altro. Se capisci, ti diverti o sei bravo; se non capisci, non giochi e sono fatti tuoi. C’è anche la volontà di dire, e la volontà può fare tutto, se la materia è gratuita. Se capisci, sei un collaboratore degno del ruolo. Ora prendiamo Dante, il capitolo della Vita nuova su Giovanna-Primavera. Primavera perché è bella? Certo. Ma Primavera significa anche Prima-verrà: verrà prima Giovanna, e poi Beatrice. Dante costruisce e giustifica il gioco, spiegandolo punto per punto: cioè impedisce di non-capire, vuole – e impone – la comprensione del gioco (e la vuole perché la Vita nuova è un libro autoritario, come può esserlo la trasformazione della propria vita in un vangelo). Il precedente di Giovanna/Primavera/Prima-verrà è pericoloso ed è uno stimolo. Perché io, ora, posso fare lo stesso gioco, con l’autorità di Dante. Ho a che fare con un autore che conosce la nevrosi, il ludus e la volontà di dire, più l’ambizione, più la fretta, più la fame di soldi e di scomparire, ma imponendosi. E non dovrei giocare? Ci gioco.Allora: in TEOREMA un autore sente una paraetimologia e può approfittarne: TEO (theós, Dio) e REMA (rhéma, parola). Parola di Dio? Certo. E Pasolini ci ha pensato? Per forza, perché Pasolini ammette – in primo luogo – il senso letterale, quindi giustifica anche la deficienza dell’orecchio (che non capirà il gioco; per i deficienti c’è il senso letterale, in modo che qualcuno si senta intelligente e tranquillo). Il senso letterale è ammesso, ma l’autore è autore, ed eccita anche un senso giocoso o simbolico. Così il letterato letterale diventa un grande bastardo o un grande goliardo, e senza sforzo: per esempio, un anagramma di TEOREMA è METEORA. La meteora è come Terence Stamp, venuto e partito. Lo scrivono anche i “Cahiers du cinéma”, a caldo, in una recensione del 1968: “la chute, au milieu du cercle bourgeois, d’un météore sexuel”. E poi? Ora giochiamo un po’ più forte. L’anagramma più spettacolare è AMERÒ TE. Il re vuole che i sudditi diventino amanti, e dopo diventino re e regine, con lui, alla pari. È grande, ma è disposto a cedere qualcosa a qualcuno, a sua scelta, e anche la sua assenza è parte del suo amore. Il suo amore non è mai facile, ma è bello. Così sulla terra viene un re, di colpo, e il re vuole parole nette, perché poi si cambia vita. Ecco le parole: RE, AMO TE.
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