Nel 2008, una serie di domande furono rivolte a diversi poeti dal Centro Studi Franco Fortini. Sebbene avessi risposto, come sottolineato da un verso poetico, “le domande non hanno mai avuto una risposta chiara”. Ora, ho deciso di riformulare le mie risposte, trasformandole in aforismi indipendenti.
Mi sento come se vivessi in un’epoca in cui il mondo è stanco e le nostre vite possono essere tracciate per interminabili anni. Tuttavia, questo non era il mio punto principale.
Diminuire il poeta a mero giocatore non è un atto di umiltà. Il giocatore, consapevole delle regole, può vantarsi della sua profonda consapevolezza metapoetica o dell’integrità del suo lavoro. Non derido questa autocritica; cerco invece di applicarla. Ma l’etica e la poetica del nostro gruppo sembrano confinate entro i confini italiani, impedendo qualsiasi progresso.
Mi rivolgo direttamente al Centro Studi Franco Fortini: sono profondamente disilluso da ciò che ho tenuto caro, ne sei consapevole?
Riformulo una delle mie risposte: ogni giorno, la nostra coscienza modifica, omette e rimane in silenzio. Riguardo alla mia relazione con la poesia contemporanea straniera, vedo anche l’italiano scritto come una lingua estranea, poiché non rispecchia il vero linguaggio parlato.
Un altro pensiero, derivato da una risposta precedente, è che “il futuro è stato sottratto dai nostri giorni”. Questo mi fa pensare a un breve scambio tra Leopardi e una figura assente, alla quale si può solo sfiorare la mano in sogno. Entrambe, la donna e la mano, sono allegorie del dettaglio e del tutto.
Un’ulteriore riflessione riguarda come la passione intellettuale possa generare concetti, come la “funzione Fortini”. Questi concetti spesso trascurano il pubblico, concentrandosi invece su visioni più astratte.
Concludendo, Fortini, con la sua grandezza e la sua scomparsa, si contrappone alle attuali realtà del mondo. La citazione di Francesca Fermanelli sugli effetti dell’evoluzione tecnologica e l’assassinio di figure emblematiche come Pasolini riflettono il cambiamento di valori nella nostra società. La nostra indifferenza verso la perdita di tali figure ci rende complici. Questa disillusione è palpabile.
Tuttavia, la frase “piede libero” può avere una doppia interpretazione, sia in termini di poesia che di giustizia. Come afferma l’Ode I 37 di Orazio, la metrica può essere vitale per alcuni, ma non per tutti.