Trento, 29 agosto 2015. – La sorella del genio non è un genio, la sorella del divus non è diva. Il dio magnetico, Kurt, non invecchia più e non vive più, non è più addicted e rimane bello per sempre, ma Kim è slavata e banale, e ha paura del cervello del genio. Lei non c’entra niente, perché è comune, è una di noi, è come tutti, e il Montage filmato è feroce, perché la fa vedere. Il papà, la matrigna, la sorella, la prima fidanzata, l’unica moglie sono brava gente, tutti, buonissimi mostri occidentali e brutti corpi. La mamma del genio non è un genio, ma è abbastanza bella, è magra e bionda, ora riconosce che il figlio era magnetico, e riconobbe che Nevermind era il NUOVO, e questo va bene, non è tutto ma può bastare. Ha capito subito che il figlio sarebbe stato bruciato: troppe cose, troppa roba, troppa novità; o forse non ha capito un cazzo, ma vuole farlo capire ora, a noi. La moglie del genio non è un genio, è grossa e dice che Kurt era super-cute, era bello, proprio bello, ma più bello di Brad Pitt, e non lo sapeva. Io non ci credo, e credo che Kurt lo sapesse, perché nessuna bellezza ignora se stessa, mai. Courtney dice che Kurt voleva essere junky, un tossico, ma solo dopo il terzo milione di dollari. Ora vive lei, lei sarebbe quella viva, perché non è tossica, lei è viva e lui è il morto, io SONO ma lui, HE WAS – e qui osserviamo, come il pubblico pagante e non pagante. Osserviamo e impariamo – con dignità e precisione – a riconoscere l’albino, perché il ragazzo è precoce, asociale, nervoso e bello. Tutto lo distingue da tutti, in vita, e chi parla bene parla ultimo, quando non serve più: ad altezza di telecamera, nel purgatorio dei sopravvissuti. Ma la svalutazione dell’insieme, prima? E la famiglia e tutti, prima? E la morte del precoce, PRIMA: chi ci pensa?
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