Trento, 30 dicembre 2014. – Basta. Tu mi stanchi / ma voglio davvero / capire se fossi / sincera; ma odio / vedere la farsa / ed evito scrupoli e pene / perdute. / Sparisci. Vola / nelle povere strade. / Vola con le meretrici / confuse e secche, / vola nel luogo / immondo ed ovvio, / vola nei bagni / volgari, / tra le furiose fortune / delle graziose, / tra i maiali gonfi / con luride orecchie, / vola ma i tempi sono / confusi, / vola ma tu dici sempre / “c’è crisi”, / ma vuoi divertimenti / osceni, / e i fatui momenti / dell’ultimo tango / li lascio, / e la squallida storia / cattiva / mi punse, ma oggi non punge, / o idiota. // Non vai? Sull’altalena / di quel disgustoso / legame / non c’è un dondolio che piaccia / e scoppia la rabbia / seguendo le parti / più dure, non molli. / Sparisci. Continua / intimo il mito / delle compagne / che il fuoco amico / non abbruttisce, / non sei come loro. / E coloro / la carta, e il peso / pesa ancora, e il dolore / rompe ancora, con denti / aguzzi / messi in miserevoli posti. / È immensa / da sempre la voglia / rabbiosa, / ti lascio senza pensarci; / e il tuo cuore duro / ha mille finzioni / come un’attrice, / con la tua pelle / dovrebbero farci /tre o quattro pellicce, / per disgrazia ti chiamo / ancora / idiota. // Aiuto, aiuto. L’orrore / della solita vita / punto per punto / è brutto / ed è brutto l’unto / che vedo; / ma un uomo non diventa / più furbo / anche se non vive, / nell’attimo oltre l’amore. / Più pazzo e più ottuso / si adegua, ti cerca. / Voglio una cosa / però tremo, mi spengo, / ci sono, tramo, ti spengo. / Non posso fare mai niente. / Amavo su tutta la pelle / cadere / come la pioggia / che inonda, / con l’onda che passa / seguendo la foggia / più larga, non stretta. / No, basta. / La voglia del maschio / è molta; ma chi veglia / bestiale decade, / ricade, / urla nel buio più pesto, / non ci pensi, non ci penso! / E vedi che schifo è questo, / o idiota. E la finisco qui. Sono tre strofe della Pioggia nel pineto di Gabriele d’Annunzio, rifatte sillaba per sillaba. Manca una strofa, perché deve mancare, se no il gioco è troppo giocato, e niente è proprio un gioco, niente lo è sempre (voi lo sapete, questo?). Tutto qui, e davvero buon anno: a chi legge e a chi sa.
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