Trento, 22 gennaio 2014. – Massimo Sannelli Il desiderio cresce. Il desiderio teme di ferirti. Il desiderio crede di ferire, ma sbaglia. Quando ferì una volta, due volte, tre, decise di sparire; ma non poté difendersi, e non aveva più casa. Tornò a casa un’estate: fu chiamato dalle Donne e amò l’invito. Allora rispose: io non ci sono, non vengo ancora, un giorno forse, oggi no; poi disse: ora ci sono; e poi: questo invito mi piace, verrò un giorno; e se non lo disse lo pensò. Il desiderio venne a questa casa, senza martirio – e ora BASTA delirio, disse. Disse così in nome del controllo, forse, o perché sa come dilagare, ora: sa come farlo e quando, quanto, come. È un animale, un cinocefalo, un gatto sinuoso, e altro ancora. Oggi è migliore: ha una misura non leziosa, ha imparato la grazia, ma non media, e ora prova a dire, a benedire. Il desiderio è una forma delicata: non è un giocattolo e non è il cresci-in-man; ci può anche essere, ma dove cresce quello c’è il pudore, sempre: un silenzio di oro, che cola, ma è muto. Il desiderio non si nega più; si incrina un po’, a volte, ma resiste; bisogna dirgli “bravo”, e lui deve imparare a dire “tu sei bella”. Lo pensa sempre, ma a volte il desiderio è anche un po’ timido, bisogna capirlo. E poi lavora bene, lo sanno tutti, e si fa allegro. È uguale alle parole che dirà e le pubblica: non ha niente da nascondere; anzi: deve pubblicarle, e poi dirà perché. Il desiderio è il Trionfo della Fama? Un po’, forse, ma seriamente; e può esserlo. Il desiderio nacque in un mondo furioso; a volte ringhia ancora; a volte è vivace, a volte è frivolo. Si accontenta o si lancia, a volte gode, spesso ride, si adagia, si rialza e amen. Non è la verità, ma è verità di uno, una, pochi; non fonda una città, ma una casa; oppure fonda lavori nuovi, buoni. Il desiderio è roba solida. È – di nuovo – il progetto della vita. È il grido tra di noi: Stella, Regina, Coerente, Corista, Peter Greenaway ci ha accettati come Amici! Come Amici! E Facebook diventa un pezzo della Camerata, la più informale della nostra storia. Facebook usato bene estende lingua e mano. Una notizia dilaga e non naufragare è dolce, ma è sano. Anche Guido è poeta, ma qui è poeta-poeta, sereno saltatore e leggerissimo, oltre le tombe e l’ironia dei morti di Fiorenza: adesso BASTA delirio, una volta per tutte, e ho pensato così perché sia vero. Non c’è più sbaglio e caso, ma solo azione. La vita è breve, più o meno, capite. Vederlo in altri o in sé è un colpo, ma chi sorride mostra: “ora ho capito” e ora “ci vedo”. Tutto è così, tranquillo e buono e scorre. Intanto il desiderio non teme più di ferire; e nemmeno si fa ferire. Una didascalia concreta è una proposta: sostituire in queste righe la parola “desiderio”, allargare il contesto, sfruttare praticamente il thesaurus della macchina, che ordina. Si può tradurre in un altro italiano, e intrecciare e incrociare i soggetti: come se ci fosse bisogno di spazio, ed è vero, perché il bisogno c’è. Ci può essere uno Studio privato, come un gioco: sostituire “il desiderio” con “la volontà” (la volontà di dire) e con “la lingua”. Attribuire a “volontà” e a “lingua” tutti i verbi di sopra: il desiderio venne a questa casa, e anche la volontà (la volontà di dire) venne a questa casa, e anche la lingua – l’ibrida e l’unica, la bina ex disperata, la sana e la nuova – venne a questa casa. Oppure: la lingua è una forma delicata; e così tutto, in tutto il testo. È Dudelei tedesco, cantilena latina, forte forte, fuoco acqua, acqua fuoco, buona buona. L’andatura è una pratica di adulti, ormai. È “la pioggia di marzo”, è quello che è, per una volontà (di dire) bella quadra; può consolare l’apice di rabbia dei bambini, ora cresciuti, in salvo. Hanno l’età dei padri e delle madri e sono salvi, oggi. Oggi questa andatura a quattro voci sarà un frutto – puro – e il lavoro è un tributo, puro. Perché accade questo: in nome del Bushidō e del Desiderio, dello Stile e della Mistica, della Necessità e della Virtù, si agisce in vita attiva, o in vita combinata. Ecco la novità: si forma una salute comune – si chiamerà salvezza, un giorno – che si dispiega fuori, e vola in certe azioni. Non si può essere sempre un congegno, automatico o politico, e non tutto è strategia: è sufficiente conoscersi, poi fare, tutto qui. Queste sono le NOTIZIE, anche “in finsteren Zeiten”: ci si ama – davvero – e non fa nemmeno male, davvero, e chi ci credeva più? Il desiderio è andato in un quadro, il desiderio si espone. Non si aspettava la grazia felice, ma tutto torna, ed è bello. È questa la notizia, nel giorno di oggi: un giornale lo dice, qui, come un fatto pubblico, e la notizia si incarna e si instrada, corre di bocca in bocca.
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