Pordenone, 12 settembre 2021. – Carnier* Egregio Direttore, mi riferisco al libro dal titolo “La via di fuga” recentemente stampato dall’ editore italiano Ugo Guanda-Milano, autore lo storico britannico Philippe Sands, avvocato che insegna diritto presso lo University College London, partecipe di importanti processi di competenza della corte penale internazionale. Il volume è la biografia del SS. Gruppenfuehrer barone Otto Gustav Wachter, ex governatore nazista della Galizia che, dopo la retrocessione del fronte orientale fu in Italia. Nel volume Sands mette in evidenza gli abusi di potere del SS Gruppenfuehrer, nel corso del suo governatorato, fra i quali la sua corresponsabilità sull’ eliminazione di almeno 525 mila persone. Pone inoltre in particolare rilievo il caso ” Donazione di Timau” di cui Wachter fu il protagonista a suo tempo da me rivelata, come di seguito vengo a precisare. Ritengo pertanto utile esporre cronologicamente alcuni elementi essenziali. Il 2 maggio 1945, con la ritirata cosacca frammista a tedeschi, secondo annotazione di don Ludovico Morassi parroco di Timau sul diario parrocchiale, un comandante germanico gli fece donazione della somma di £ire 1.000.000 a ricompensa dell’ opera di seppellimento di varie vittime verificatesi lungo il tragitto, tutte sepolte nel cimitero locale. Sull’ identità del comandante germanico don Morassi, da me personalmente sentito, non si espresse, mantenne cioè un’ assoluto riserbo. Avviai quindi delle indagini in Austria e Germania dove, da ex ufficiali delle Waffen SS di mia conoscenza ed amicizia, responsabili di posizioni di alto comando, Ernst Lerch e Franz Hradetzky, emerse che l’ SS Gruppenfuehrer Otto Gustav Wachter, fu visto dagli stessi, a Timau, incontrare ed appartarsi con don Morassi. Sentita anche sul caso con interesse la testimonianza dell’ anziana madre del parroco, stante che, la figura di Wachter di fatto stava in piedi su testimonianze certe quale donatore, ne detti notizia alla stampa. Nel libro “La via di fuga”, a pagina 142, si accenna alla citata donazione per poi, a pagina 410, fornire un’ accurata spiegazione facendo il mio nome quale storico-giornalista rivelatore del caso e riportando quanto da me pubblicato in un articolo dal titolo “Storia della Chiesa di “Cristo Re – Timau”. Il libro fu scritto da Sands essendo stata messa a sua disposizione, dai due figli di Otto Wachter, eredi e residenti a Schloss Hagenberg in Niederoesterreich – Hagenberg 1,A 2133 Fallbach, tutto il carteggio disponibile, compresa la mia corrispondenza da lungo tempo avviata, inizialmente con uno dei figli che, dopo aver letto il mio libro ” Lo sterminio mancato” dove riferisco anche sul padre, SS Gruppenfuhrer Wachter che, lasciata la Russia come già precisato, fu in Italia con l’ incarico fino all’ agosto 1944, di amministratore militare dei comandi di campo nr. 101(Milano) e 104 (Trieste) con foto del medesimo scattata a Trieste assieme al Supremo commissario Rainer ed al già citato Franz Hradetzky, capo del Waffen SS Kommando “Adria” ed il supremo commissario Rainer. La notizia sulla donazione fatta da Wachter come alto esponente tedesco, diffusa sulla stampa, fu recepita anche in Austria. Imprevedibile e sorprendente mi pervenne sollecitamente la chiamata da Vienna ad un incontro con l’ allora famoso storico austriaco Hugo Portisch, “Doyen” ambasciatore diplomatico della storia contemporanea.Partii in aereo assieme a mia moglie Wanda dalla base intermedia di Treviso. A Vienna alloggiammo all’ Hotel Imperial dove poi in una sala riservata si svolsero, per due giorni, gli incontri con Portisch affiancato da un addetto. Cecoslovacco d’ origine ma austriaco di adozione Portisch giunse al primo incontro e mise sul tavolo dei miei scritti e due miei libri: “L’ Armata cosacca in Italia ” e ” Lo sterminio mancato”- Mursia editore. Portisch volle primariamente che gli spiegassi il caso donazione e soprattutto capire la motivazione per cui Wachter, da fine aprile inizi di maggio, nei giorni di crollo del III° Reich, si trovasse in Italia. Consapevolmente, in base a notizie, spiegai che, a fine guerra l’ SS Gruppenfuehrer, che manteneva contatti con l’Armata ucraina, unità da lui creata comandata dal generale Schandruck. La stessa ritiratasi dalla Russia a seguito della retrocessione del fronte orientale, era giunta il 7 aprile 1945 in Austria a Spittal an der Drau. Da voci attendibili la presenza di Wachter in Italia, esattamente in Carnia assieme al generale Pawlo Schandruk comandante l’ Armata ucraina, era motivata dal proposito di prendere contatti coi capi cosacchi per la possibile aggregazione dell’ Armata ucraina. I capi delle stesse, d’ intesa con Wlassow, comandante dell’Armata russa di liberazione, avevano concordato di porre in atto una resistenza ad oltranza sulle montagne austriache retrostanti le Alpi. Principalmente però Wachter teneva in animo l’ interesse protettivo del Vaticano di salvare l’ Armata ucraina, sottraendola ad ogni costo alla consegna ai sovietici come effettivamente avvenne. Dalla mia corrispondenza coi Wachter, eredi di Otto, risulta che, il generale Schandruck comandante l’ Armata ucraina, per gli scopi accennati, abbia avuto un colloquio col leggendario generale cosacco Andrei Shkurò, responsabile della riserva cosacca, che però non dimostrò interesse alle proposte fattegli. Da quanto a me risulta da fonte cosacca Shkurò, quale capo della riserva cosacca in Italia, fin dalla metà aprile si era trasferito in Austria, a Klagenfurt, e quindi a Lienz nell’ Osttirol, dove si erano concentrate le forze cosacche in ritirata dall’ Italia, insediandosi nell’ Albergo ” Zu Goldenen Fisch” e qui, il 26 maggio, fu arrestato dai britannici.In ogni caso l ‘ SS Gruppenfuehrer Wachter e il generale Schandruck da fine aprile e per alcuni giorni all’ inizio di maggio, furono in Italia, cioè in Carnia con lo scopo. come già detto, di colloquiare con dei capi cosacchi. Lo precisa Horst A. Wachter nella corrispondenza col sottoscritto, confermando la sua presenza a Timau. L’ 8 maggio l’ Armata ucraina si arrese ai britannici a St. Andrae in Lungau- Salzburg e fu trasferita, armi e bagagli, in Italia con destinazione Rimini. Bellaria-Riccione, autentico miracolo dovuto alla potente influenza del Vaticano su consenso di Winston Churcill, cui si aggiungono dei meriti di Wachter il quale, durante il suo governatorato in Galizia, in collegamento col Vaticano si era attivamente adoperato convincendo Wlassow, paladino dei tedeschi per il futuro della Russia, ottenendo dal medesimo l’ impegno che, il territorio dei cinque milioni galiziani cattolici uniati venisse escluso, nel caso di vittoria tedesca, dalla confederazione di Stati che avrebbero costituito la nuova Russia. I componenti l’ Armata ucraina, dopo la permanenza in Italia per oltre due anni nei menzionati campi, emigrarono, in Inghilterra e nel Canada. Questo salvataggio dell’ armata, vale a dire di vite umane, in cui Wachter ebbe una sua parte rilevante, è quindi un suo atto positivo nel bene in contrapposizione agli abusi di potere elencati da Sands nel suo volume. Nel primo dopoguerra per diversi anni l’ Inghilterra aiutò molto con lanci aerei di armi, munizioni, mezzi finanziari e missioni, l’ organizzazione alla macchia di consistenti forze partigiane ucraine, che miravano all’ indipendenza in opposizione al potere sovietico, argomento a cui, stante le mie fonti d’ informazione, a suo tempo mi dedicai pubblicando vari consistenti articoli sulla stampa ( quotidiani L’ Arena di Verona, Il giornale di Vicenza, Messaggero Veneto etc.) . Gli stessi, su segnalazione furono letti anche nel Canada dal generale Schandruck il quale mi scrisse esprimendo riconoscenza. Vi sarebbe dell’ altro da dire in riferimento alla latitanza di Wachter, a fine guerra per oltre due anni sulle montagne del Salisburghese, onde sfuggire all’ arresto prima di riparare a Roma nel Vaticano, lui disse senza rivelare la su identità. Visse su quelle montagne assieme ad un ex Waffen SS. della Gebirgs Brigade Karstjaeger, caporale Rathmann Burkardt (Buko) che, col grosso della Brigata, si era ritirato dalla Carnia seguendo il tragitto Tolmezzo, Paularo, malga Ramaz., malga Cordin, Austria, argomento su cui dei particolari interessati meriterebbero essere raccontati. * storico, giornalista (nella foto Otto Gustav von Wachter) Â
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