Trento, 27 dicembre 2015. – La rosa non è mistica, ma è visibile. È nel vaso, insieme ad altre; un’altra rosa è appesa, per la prova di seccarla. Conosco il decoro della signora [come Pinocchio riconosce la Bambina, la Fata Turchina]. La casa è nuova e ancora da finire. Avevo una macchia sulla camicia, ci ho pensato? No, non ci ho pensato. E alla consolazione, ci ho pensato? Ci sto pensando, nei limiti che ho. Ai dolci, ai baci? Ci penso. Non pregherò più come Simone Weil nei cahiers del 1942: “Père, au nom du Christ, accorde moi ceci. Que je sois hors d’état de faire correspondre à aucune de mes volontés aucun mouvement du corps”. Non posso pregare “in nome di Cristo” “que je sois hors d’état de faire correspondre à aucune de mes volontés aucun mouvement du corps, aucune ébauche même de mouvement, comme un paralytique complet. Que je sois incapable de recevoir aucune sensation, comme quelqu’un qui serait complètement aveugle, sourd, et privé des trois autres sens”. L’altra possibilità è pregare come Leopardi ha pregato Arimane: non superare l’ottavo lustro. Basta così: queste coerenze sono estreme, ma non sono possibili nel mondo dei doveri. Il prigioniero dei doveri non può cadere, la troppa pietà e la piena empietà non lo riguardano. Lestat si abbatte, non si cambia. La squadra che vince non si tocca. L’assoluto è geloso, il Dio è geloso. L’impossibile è chi affascinava prima, e anche ora. Il conforto è questo. Il favore è questo. La questione del cibo è una questione privata. Bisogna mettersi in riga e la testa pensa per il gusto di pensare. Penso a delle belle moto, all’arte della guerra e al desiderio di amare, capire conoscere attaccare, iniziare continuare uscire, perché “it might as well be Spring”. La mia economia tenerella non era una scienza, ma una pratica deviata. Tutto si recupera, ma in altre forme: ora non si sanno, ma un giorno si sapranno, e questa notte è il frutto di una congiura eccellente, iniziata millenni fa. Questo frammento volgare non è politico, ma è una dedica privata, che naturalmente avverrà in pubblico: per la forza dei simboli e dell’EROS, anagramma di ROSE.
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