Lasciatevi trasportare nel cuore pulsante del 31° Festival Dedica a Pordenone, dove Kader Abdolah, scrittore iraniano ora cittadino olandese, condivide la sua visione unica e profondamente umana dell’Islam. Fino al 22 marzo, l’evento si dipana tra incontri e riflessioni, culminando nella presentazione della nuova edizione italiana del suo libro “Il Messaggero. Muhammad il Profeta”.
Un Islam Lontano dai Poteri Forti
Durante l’apertura del festival, Abdolah ha delineato la sua percezione dell’Islam, distaccandosi dalle interpretazioni autoritarie dei sovrani sauditi e degli ayatollah iraniani. Il suo Islam è nutrito di letteratura, narrazione e umanità, aspetti che secondo lui dovrebbero definire la vera essenza di questa religione. “La religione non è la chiesa o la moschea, ma una necessità purissima dell’essere umano, non un sistema di potere”, ha dichiarato con passione Abdolah.
“Il Messaggero”: Un Nuovo Sguardo su Maometto
Il clou del festival sarà il 20 marzo, con la presentazione del libro “Il Messaggero. Muhammad il Profeta”. Abdolah si è espresso su Maometto non solo come figura religiosa, ma come uomo, sognatore, narratore, amante della vita quotidiana. Questa umanizzazione di figure spesso viste solo in chiave religiosa offre una nuova prospettiva, più accessibile e relazionabile.
Il Nodo Irrisolto del Ritorno
Un tema ricorrente e toccante nei discorsi di Abdolah è il ritorno a casa. Nonostante gli sia negato il ritorno in Iran, l’autore ha trovato una nuova “casa” nella lingua e nella letteratura. “Per gli italiani è Dante, per me è Rumi, il Corano, ‘Le Mille e una notte'”, ha spiegato, sottolineando come la narrazione sia un dono divino, cruciale per l’umanità.
Conclusioni di ViralNews
La visione di Kader Abdolah ci invita a riflettere su come la cultura e la religione possano essere interpretate attraverso lenti diverse da quelle del potere e del dogmatismo. Il suo approccio umanistico all’Islam e la sua capacità di trovare casa nella letteratura sono un potente promemoria dell’importanza delle storie nella definizione della nostra identità e della nostra umanità. A Pordenone, Abdolah non solo ha aperto una finestra sul suo mondo, ma ha anche messo in discussione le nostre percezioni, spingendoci a chiederci cosa significhi veramente “casa” in un mondo globalizzato.
Attraverso la sua arte, Abdolah ci mostra come, anche in assenza di un luogo fisico, le parole e le storie possano costruire ponti verso luoghi che non possiamo più raggiungere con i soli passi.