Trento, 9 ottobre 2014. – E io? Io, sì. Io. Io continuo a pensare: che Luminal di Isabella Santacroce è un maledetto capolavoro, va bene?, un capolavoro; e anche altri libri di Isabella Santacroce; che la stessa Isabella Santacroce è un capolavoro; che venti anni sono un tempo lungo, e a quaranta anni non si è più giovani; che i giovani non esistono più; quindi la maturità è senza radici, ma non importa più; che Simone Weil è una maledetta santa, ma la santità di Simone Weil non deve essere imitata; mangiare luce non è una cosa umana, o è una cosa umana? No, e io continuo a pensare che il gatto è un buon amico; che l’eleganza non è dolce, né gentile; e l’eleganza è un modo di essere; che la bellezza non è comoda, non è dolce e non è semplice: se è anche intelligente diventa durezza, ma sana (la bellezza è cattiva, la TUA mano non ci arriva); e chi uccide con la katana in mano e un fiore nella mente è un maledetto genio. Va bene? È un maledetto delicatissimo genio, e complesso e bruciato e poco narrativo: un intreccio delicatissimo e non dolce. E io continuo a pensare: il sesso è arte, ma l’arte non è sempre sesso, anzi l’arte chiede e urla “capiscimi! capiscimi! capiscimi!”, ma il sesso non vuole essere capito, vuole essere fatto, devo spiegarlo, vuole essere un fatto, un fatto intimo e naturale, cioè un fatto delicatissimo e maledetto, ma geniale e spirituale; ma il sesso non è dolce, il sesso non è stupido, mai stato stupido il sesso, mai. E penso che l’amicizia è piccola, ma è possibile; e l’amore è grande, ma non può esistere, dura poco, non funziona; e i nuovi italiani hanno genitori albanesi o romeni e sono brava gente, davvero, sono forti, è un piacere insegnare a questi ragazzi (abbiamo fatto una tragedia greca con le pietre, in un giardino: basta un regista, e tutto viene da sé); e penso che il peccato è lo squallore, non il vizio in sé; e penso che è benedetta l’apparenza, che è un fatto delicatissimo e maledetto, ma non è dolce. E la Destra? Quella, se deve essere, che sia almeno sublime: se no, non serve. Allora è benedetta Cristina Campo, ma è molto benedetta Hélène Cixous; ma è sempre benedetta Anaïs Nin, con il suo Miller. Anche Bukowski è santo, perché è solo, capite? Solo. È benedetta la storia, chi la fa; e benedetto chi studia; maledette sono solo le situazioni, le singolarità. Ah. Ma l’insieme, visto da fuori, è tutto santo.
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