Trento, 16 novembre 2013. – La storia di un camaleonte, è la storia politica di Lorenzo Dellai. Fin da ragazzo, parafrasando la celebre frase di Giancarlo Pajetta, si iscrisse alla vicesegreteria provinciale della DC trentina, in quota alla corrente del “cavallo di razza” Bruno Kessler. Non ebbe però scrupoli a liquidare, unitamente a Mario Malossini (presidente della provincia) e a Paolo Piccoli (segretario provinciale della DC), le ambizioni del senatore solandro, che alla fine degli anni 80, aspirava alla poltrona di sindaco di Trento. E le ambizioni di Bruno Kessler non erano campate in aria, avevano, anzi, un certo fondamento. E chi meglio di lui avrebbe potuto occupare lo scranno più alto di Palazzo Thun? Fu proprio Bruno Kessler a volere l’ Istituto Trentino di Cultura (con le sue articolazioni: Irst, l’Istituto Storico Italo-Germanico, Istituto di Scienze Religiose) e l’università. Felici e costose istituzioni, sicuramente e ampiamente foraggiate da denaro pubblico, ma certamente altra cosa rispetto ai soldi spesi per le divise degli Schützen, che consentirono a Trento di uscire dal grigiore e dalle secche di un modesto, anonimo centro amministrativo. Al posto di Kessler, dunque, fu proprio Dellai a diventare, nel 1990, sindaco di Trento. Il patto di azione con Malossini e Piccoli lo lanciò sul palcoscenico della politica con un incarico pubblico di primo piano. Tuttavia, non esitò ad affondare il gruppo consiliare DC, intuendo la fine di quel partito, all’alba di tangentopoli, e alla fine della sua prima consiliatura, sembrava avviato verso un opaco declino. Invece, approfittando della nuova legge elettorale sull’elezione diretta del sindaco, ricostituì in sei mesi un “nuovo” centrosinistra. Vinse le elezioni, sbaragliando, anche per la divisione del centro destra, gli avversari e ottenne, nel 1995, il suo secondo mandato. Dopo la vittoria del Patt alle elezioni provinciali del 1993 che assunse con Carlo Andreotti la guida della provincia autonoma e l’adunata pantirolese di Borghetto, voluta da Tretter e compagni, Dellai, in versione “nazionale”, costrinse i Popolari (già DC) ad uscire dalla maggioranza che con il Patt governava la provincia, costringendo Andreotti alle dimissioni. Nel 1998, con all’appoggio determinante di Tarcisio Grandi, Dellai vinse il congresso di Comano, ma subito dopo liquidò il PPI (Partito Popolare Italiano) fondando la Civica Margherita, che di lì a qualche mese, diventò, conquistando otto seggi, il primo partito alle elezioni provinciali dell’autunno. Con la formula del “come se”, e ancora una volta per colpa delle miopie del centrodestra (proverbiale e fallimentare la frase di Giacomo Santini, allora leader di Forza Italia, “divisi per colpire uniti”), venne eletto presidente della Provincia autonoma con una maggioranza, anche se risicata, di centro sinistra. Dopo la nascita della Margherita nazionale e la sua fusione con il PDS, nacque il PD. Dellai, allora, sciolse la Civica Margherita, inventò l’UPT (Unione per il Trentino) che ne prese il posto. Alle provinciali del 2008, Dellai venne rieletto presidente della provincia e la sua lista conquistò 6 seggi. Nel mese di novembre 2009, fu promotore (assieme a Francesco Rutelli e Bruno Tabacci) del Manifesto per il cambiamento e buon governo: Alleanza per l’Italia, di cui diventò coordinatore organizzativo nazionale. Ben presto si persero le tracce di Rutelli e di Alleanza per l’Italia e il tentativo fallì miseramente così come il suo organizzatore nazionale. Nel 2012, Dellai, come un fiume carsico, riemerse dall’oblio della politica nazionale e fu tra i promotori assieme a Luca Cordero di Montezemolo ed altri del manifesto “Verso la Terza Repubblica”. Fiutando l’aria, Lorenzo si schierò con Mario Monti. Si dimise da presidente della provincia autonoma (non poteva più ripresentarsi per il vincolo dei due mandati consecutivi)), si candidò alla camera con Scelta Civica per l’Italia. Grazie all’apporto determinante dei voti del Trentino, il partito del senatore (a vita) bocconiano, raggiunse a stento la soglia minima per essere rappresentato a Montecitorio. Dellai divenne presidente del gruppo dei deputati dell’ ormai Sciolta Civica. Proprio oggi, grazie alla scissione in quel partito, Lorenzo Dellai lascerà oltre all’incarico anche il gruppo, ma già sta guadando avanti. All’orizzonte, è pronto Alfano……..
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