Trento, 2 dicembre 2015. – Asor Rosa dice: “Mi viene in mente quella serie di fotografie che” Pasolini “si fece scattare nel suo ritiro del Cimino mentre scrive nudo. Se lo immagina Calvino in mutande? Ma non è un giudizio di valore, è pura descrizione” (“La Repubblica”, 28 ottobre 2015). Pasolini nudo è un problema. Perché? Bisogna guardare le foto: Pasolini è un nudo molto rigoroso, senza sorriso, senza gesti da pagliaccio porno, e con il sesso morbido; in realtà fa paura proprio perché è un nudo molto rigoroso, senza sorriso, senza gesti da pagliaccio porno, e con il sesso morbido, ma grosso. Il problema è che Pasolini è un umanista, come crede Asor Rosa, umanista da sempre. Pasolini è impudico, solenne come un fauno, ma non è professionale, come umanista. Non si sarebbe dovuto spogliare, oppure avrebbe dovuto parlare da umanista. Che cosa fa l’umanista? Potrebbe citare un classico specifico, per esempio Palazzeschi: “Lasciatemi divertire”. Sanguineti fa così, nel 1997: mette i jeans Carrera e fa pubblicità, ma cita Palazzeschi. In pratica chiede il permesso e dice la parola d’ordine: “Lasciatemi divertire”. Poi Sanguineti mette le mani avanti: io sono buffo, non sono proprio bello, non vedete che NON sono “in corsa per lo scettro di top model maschile di fine millennio”? (“La Repubblica”, 29 agosto 1997). È come dire: io, Edoardo Sanguineti, NON sono Pasolini. Pratico l’ironia, che è una figura retorica, all’interno del mio ruolo, perché sono Sanguineti, umanista e politico. Non sono mica un divo, e neanche una troia mediatica, ma sono Sanguineti: umanista e politico. Quando Dino Pedriali lo fotografa, Pasolini è nudo, ma non è esibizionista, non è citazionista, non è pagliaccesco e non è parodico; non è neanche brutto, a parte la devastazione del viso. Ma Pasolini, nudo o morto, è un problema, perché non è più un umanista. È Pietro II, autoproclamato, e poi la vittima, e poi il profeta, e poi il filosofo della “lingua scritta della realtà”, e poi l’inventore di aforismi; l’ultimo vero mito italiano, e non importa che sia un “letterato mediocre” (Lello Voce, “Satisfiction”, 3 novembre 2015), un “mediocre regista” (Paolo Barnard, il 1° dicembre 2015), un “regista mediocre” (Franco Zeffirelli, “Corriere della Sera”, 25 febbraio 1996). Non importa che abbia “impoverito e sgrammaticato il linguaggio cinematografico dell’epoca” (Gabriele Muccino in Facebook, 3 novembre 2015). Ora sono cazzi acidi, veramente. Pasolini può essere tre volte mediocre e “senza stile”, come dice Muccino. Però tutta questa Mediocrità funziona, e si vende ancora bene. E i letterati (più Zeffirelli e Muccino) soffrono e gridano. Soffrono e gridano giustamente, quando Pasolini li inchioda ad un ruolo minore: precisini e noiosi, brutti e lividi.Chi non si smutanda è perduto? Un po’, o molto, caso per caso. Ma chi si smutanda è post-letterato, fino in fondo. È il comico e il prete: l’insegna e l’insegnante.
]]>Pasolini nudo, Sanguineti in jeans, Calvino in mutande
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