Trento, 9 febbraio 2016. – Il Cacciatore è il Narratore. Il Narratore guarda la neve e la neve aiuta a pensare al passato. Il Narratore è un adolescente e ama la caccia, perché è «le fils de la neige et du sang des bêtes» e la sua caccia è “toucher le flux même de la vie”. Lo stile è nervoso e carico come deve essere. Grainville può rendersi retorico senza problemi, e senza rendersi ridicolo mentre crede alla « toute-puissance du lyrisme et des croyances». Ci sono i due amori: l’amica cagna, Noire, e l’amica umana, Yolande («Nous étions ardents et vierges. Je connaissais la fente vive au centre des poils et son odeur de petit poisson»). E ci sono le scene tragiche: il concepimento miracoloso del Narratore, il Narratore e Noire contro il cinghiale femmina, la penetrazione di Yolande, la sua morte prematura, la morte e la sepoltura di Noire. Ma la storia non conta molto, in realtà, perché – in realtà – la realtà non conta se non come scenario. Contano la gloria (nel presente, come sforzo da bestie che attaccano altre bestie) e la mente (che sa di godere e con chi). Dopo molti anni, il Narratore è diventato un genio non incompreso; ha forato la cupola dell’establishment e non può tornare indietro, anche se la Normandia è sempre la Normandia e ci sono altri cinghiali da uccidere, volendo. I miti sono le scuse e gli argomenti per presentarsi sulla scena. Ma non è il paesaggio che conta, e neanche la caccia. Solo la relazione speciale conta e può bastare. Se non ci sono Noire e Yolande, lo splendore – vita, natura, vocazione, caccia, tutto – è mutilato per sempre. «Au commencement, je vivais dans la splendeur des choses, l’enthousiasme de l’instant, je faisais corps avec le monde. Je suis passé de l’autre côté sans m’en rendre compte […] dans le cimetière des signes». Nel cimitero delle Muse ci sono “tant de livres, de lectures, de mots inscrits partout à la place des choses m’ont frappé d’hystéries récurrentes et diverses”, e i libri gridano “Lis-moi! Lis-moi!… par myriades, par colonies se pressent… Lis-moi! Lis-moi! Moi! Moi!”. Ora “chacun de mes mots est la croix dressée sur le cadavre d’una croyance vitale”: cimitero e basta, glorioso ma cimitero. I giovani sono stati forze vergini e forze nuove, finché i giovani sono vissuti. Poi il Narratore cresce e va ad occupare un trono letterario. Non è questo il punto, perché ognuno ha la sua maledizione e la sua chimera. Il punto è il fine della storia, e il fine è pratico: la soddisfazione dei lettori puri, che non sono intellettuali-lettori e scrittori-lettori. Sono quelli che leggono per leggersi, ma non per scrivere. Questi appunti sono per loro: servono a cercare il libro, e a mangiarlo presto.
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