Trento, 10 gennaio 2014. – Sì, è un libro Adelphi, lo so. Lo so, Maurizio Blondet ha scritto un libro terribile sugli Adelphi della dissoluzione, e adesso il lettore Adelphi si sente un servo dei Poteri Forti (anzi: i Poteri Occulti, suona bene, no?). Il libro si intitola Lettere ad un giovane poeta. L’autore è un puro Sagittario e si sente. I suggerimenti sono concreti e non pratici, perché non è in gioco una retorica, ma una ricerca (ricerca nella vita, sempre: dove si vince e si perde nello stesso tempo. Ogni tattica è carismatica, nel libro: fattela piacere). Ed ecco qualche nuovo consiglio ai giovani poeti. Il primo consiglio è questo: partire da lì, partire da Rilke. Il secondo consiglio è una scelta di campo: vuoi esprimerti o vuoi affermarti? Lo dico violentemente. Esprimerti va benissimo, ma chi si esprime non ha bisogno di strategie. Qui parlo agli altri, i negati e gli ambiziosi, perché ci capiamo: sono stato – o sono – sia negato sia ambizioso (e non mediatore, mai: quindi non ti consiglio di cercare Cucchi o Pedullà, le forze del passato). Niente di irreale e tutto concreto, va bene? Ma poca praticità, perché la praticità si incarna nelle singole vite, e tu hai la tua. La tattica è carismatica. La fatica si mette caso per caso, luogo per luogo. Bisognerà negare la negazione, prima o poi. DIVENTA UN CRITICO. È una strada nota. Diventa un poeta che parla di altri poeti. Ti dovranno dei favori e potrai redarguirli così: “Sei un compendio di meschinità e di irriconoscenza!”. Appunto: abìtuati ad un linguaggio un po’ aulico, perché funziona sempre. Comunque è una strada un po’ triste. E io vorrei una cosa importante: non dico tanta allegria, ma nemmeno tanta tristezza. Non fartelo dire da me, su. DIVENTA UN TRADUTTORE. Questa strada è bella e utile. Ti farai notare con un servizio bello, non con il servilismo e la tirannia dei rapporti. Tradurrai poesia di altri e farai un lavoro vitale. In privato, la tua poesia personale migliorerà; in pubblico sarai accreditato. Bravo ma non schiavo, e ti sarai aperto uno spiraglio internazionale. Inventalo e godilo: è tuo. DIVENTA UN PAROLIERE. È una strada magica. Chi canta prega due volte e chi canta – se canta bene – entra nel cuore. Trova una collaborazione musicale. Se sei musicista, tanto meglio. Unisciti alla musica, non delude mai. Mai, davvero: non è umana. DIVENTA UN AGENTE. Di te stesso, dico. La Rete che cosa ci sta a fare, se no? Usa la Rete. Usala come un’appendice della mente, capito? È la Camerata Informale. Oppure un agente per altri, in un sito collettivo. Meglio ancora: crea occasioni per corpi reali, perché la vita non è ancora passata di moda. DIVENTA UN ATTORE. Anche nella vita? Sì, ma è un’arte difficile. E anche nelle opere, ovvio. La Comedìa per eccellenza è un film in cui autore, attore e regista coesistono. Ed è una colossale fregatura per i contemporanei, “primo amico” Guido compreso: Dante li fa sembrare dei nerd con i foglietti in mano – “O nini, tu mi leggi hodesta poesia?” –, mentre lui gira con la Arri Alexa Plus 4:3. DIVENTA UN POLITICO. Sì, come Vendola, che scrive poesie. Come Bondi. In Italia è una strada totalitaria e lo sai. Con la poesia si vince facile e lo vuoi. Peggio e meglio per te, ma mi fai orrore. Io vorrei che diventassi come Havel o Senghor, invece assomiglierai a Bondi. Bondi ha dedicato una poesia a Veltroni: “tenero padre… Figlio mio ritrovato”, ma perché, perché? DIVENTA UN PROSATORE (cioè: anche – e non solo – un prosatore). Se il buon Manzoni non avesse scritto – e che fatica – i Promessi Sposi, pensi che gli Inni Sacri avrebbero rotto il ghiaccio? Credilo pure: here we are now, entertain me! E quindi raccontami storie. Il grande Digesto dei consigli precedenti è PRATICARE LA MOLTEPLICITA’ – delle arti e delle lingue – E LA DIGNITA’, nello stesso tempo. E praticare l’ironia, perché non vuoi morire. Se vuoi morire, scegli un esecutore testamentario: è importante. DIVENTA UN EDITORE. È una cosa fantastica: per esempio l’editrice Zona di Piero Cademartori. Ti chiameranno Coraggioso Editore, neanche fossi uno dei Fantastici Quattro: ti pare poco? Non guadagnerai molto, questo è certo. Ma dimmi che non vuoi sparire (e neanche morire). E costringi i tuoi autori – mi raccomando: non pubblicare solo poeti, se non vuoi morire – a seguire alcuni di questi consigli. DIVENTA UN EDUCATORE. Va’ nelle scuole, su. Vacci, bello, se sei uomo. Impara a parlare a chi ti ascolta con la mano sul cavallo dei pantaloni. Rischia anche tu di finire in un video. Rischia lo sbadiglio e lo scherzo feroce. Ti serve un corpo, per farlo, e una voce. La rima facile non aiuta, e neanche il senso troppo preciso. Dovrai essere difficile nei contenuti e fresco nell’espressione: ma tu sei il grande attore della vita, non hai limiti. DIVENTA UN MAGO. Però carismatico. Un inventore di situazioni complesse, coerenti, convinte; ovviamente belle, se no mi prendi in giro; e le situazioni siano memorabili. Un inventore di mediazioni artistiche inusuali. Te lo concedo e ti amo. Ma non un mediatore della vita, perché nella vita ti voglio duro. (E sei sei una donna – anzi: una signora – sarai ancora più dura dei maschi: altro che invidia del pene). DIVENTA UN PERSONAGGIO. Studia, studia, studia. Crea un mito, una donna (o un uomo) dello schermo, una storia, un’avventura, qualche collegamento – tra te e l’alchìmia, tra te e un popolo, tra te e i dolci animali – e dilaga fuori di te. Beatrice ha funzionato, tutto sommato. Abbandona i miti tragici, perché devi tenerti in vita. E come si diventa un personaggio? Un personaggio, per ora, non una celebrità, attenzione. In generale, si fa così: devi giustificare la tua infanzia – il tempo dei mostri – e amare te stesso come te stesso, in nome di una violenta carità che devi tenerti stretta. È tua. A ciascuno la sua chimera.
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