Priorità chiare: Sovranità Popolare, Sovranità Monetaria e la Tutela del Risparmio
Mentre migliaia di risparmiatori sono messi in difficoltà dal crollo delle banche “amiche” (legate a Renzi & Co.), emerge un segno preoccupante della profonda crisi che affligge il sistema bancario italiano. L’intervento governativo ha “salvato” quattro banche in particolare: Cariferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Caririeti. Queste rappresentano solo una piccola parte del problema. Complessivamente, le banche italiane stanno affrontando una sofferenza di 200 miliardi di euro. Una manifestazione di protesta presso la Banca d’Italia di Trento era già avvenuta il 12 settembre 2008.
Ci sono chiare colpe da parte dei dirigenti e dei politici, e si spera che le indagini in corso da parte delle autorità giudiziarie possano fare chiarezza. È inoltre prevista la formazione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
La storia bancaria italiana è piena di scandali, spesso intrecciati con la politica. Uno dei più noti fu lo scandalo della Banca Romana alla fine dell’800, che coinvolse elementi della sinistra storica e dei governi Crispi e Giolitti. Questo caso portò a numerose indagini, arresti, rapimenti e addirittura omicidi.
Per garantire la stabilità del sistema bancario e proteggerlo dalla speculazione su titoli rischiosi e dalla finanza ingannevole, è fondamentale riacquisire la sovranità monetaria. Senza sovranità monetaria, non può esserci sovranità popolare. La moneta dovrebbe appartenere alla gente, e il reddito da signoraggio dovrebbe essere sottratto alle banche private.
Dopo la privatizzazione delle banche dell’IRI promossa da Romano Prodi, anche la Banca d’Italia è diventata privata, essendo di proprietà delle stesse banche. L’INPS detiene una piccola partecipazione del 5% del capitale.
Ma cosa significa esattamente “signoraggio”? Oltre al suo significato storico, è la differenza tra il valore nominale della moneta e il costo della sua produzione. Se, ad esempio, il costo per stampare una banconota da 5 euro è di 30 centesimi, il profitto per la BCE che la emette è di 4,70 euro.
Attualmente, la Banca d’Italia, che è di proprietà privata, detiene una quota del 12,3108% della BCE. Ciò significa che l’euro è, di fatto, di proprietà privata della BCE. Tuttavia, gli Stati dell’UE acquistano euro emettendo titoli del debito pubblico, creando un legame diretto tra la moneta e il debito pubblico. L’Italia spende tra 70 e 100 miliardi di euro all’anno solo per gli interessi sul debito pubblico. Per il 2015 la previsione è una bolletta di ca 70 miliardi di euro (pari al 4,3% del Pil)
Due questioni sorgono spontanee: perché dovremmo “donare” il reddito da signoraggio alle banche private? E perché l’attività della BCE e delle banche centrali nazionali è al di sopra di ogni controllo, come stabilito dagli articoli 107(1) e 105A(2) del Trattato di Maastricht? Si dovrebbe chiedere la modifica di tali norme o considerare l’uscita dall’UE.
(1) Articolo 107 del Trattato di Maastricht Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.
(2) Articolo 105A del Trattato di Maastricht 1. La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità.
2. Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l’approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio.