Nacque in Amburgo un 28 giugno la celebre soprano tedesca Residente in Berlino ed in Verona, da qualche anno non ne ho più notizie, e la consultazione di internet non mi è d’aiuto – Forse potrà esserlo qualche lettore Verona, 27 giugno 2016. – La personale conoscenza della soprano tedesca, celebre interprete brahmsiana, la quale, nativa di Hamburg e residente in Berlin, aveva trovato una patria d’adozione in Verona – dove era stata condotta dal sovrintendente dell’ente lirico Arena comm. Carlo Alberto Cappelli, e dove studiava sotto apprezzati insegnanti particolarmente idonei a renderle familiare il repertorio operistico italiano ed in particolare verdiano – , risale ai tempi successivi al mio trasferimento nella città veneta da Milano. Ma fu soltanto qualche anno appresso, che l’uscita di un suo microsolco DMM (Direct metal mastering) edito nella capitale germanica ma diffuso in tutto il mondo e presente anche nel maggiore emporio di Verona – quello dei coniugi Dal Bon – , mi offrì il destro per parlare di lei sul quotidiano “l’Arena”, cui su richiesta del direttore Gilberto Formenti avevo preso a collaborare nel settore Spettacoli per la cronaca musicale. La bella signora, con la quale si era stabilito un rapporto di reciproca stima con, da parte sua, frequenti frequentazioni, venne a casa mia– rilevo dalle mie schede – il giorno 8 ottobre 1989 per farmi omaggio del disco, nel quale, accompagnata al pianoforte da Christoph Rüger, ella interpreta diciannove Canti di Johannes Brahms, registrati in Berlin l’1 e 2 dicembre 1983. La prima volta in cui, dopo l’uscita della mia recensione, venne a farmi visita – abitavo ancora nella via Fratta, in quel di piazza Bra – , la soprano – lo ricordo come oggi, lei seduta sul divano di fronte a me, – mi pose in mano una busta. Era aperta, vi scorsi all’interno una mazzetta di biglietti di banca da 100mila lire, saranno stati credo una diecina, e stupido come sono sempre stato gliela resi col distacco e la velocità di chi sia stato colpito da una scossa elettrica. Lei insistette, io declinai – son compensato dal giornale, e i miei giudizi vogliono essere indipendenti ed obiettivi – , e la sua amicizia verso di me, devo dire, permanne, e crebbe nei tempi successivi, anche quando forzato ad allontanarmi dal centro storico, mi rifugiai nel decentrato borgo Trento. In seguito, la mia recensione comparve su altre testate giornalistiche, da Roma a Palermo, ed ogni volta era il manifestarsi d’una affettuosa riconoscenza, sempre rimasta nei confini d’una familiarità fraterna. Poi fu la volta di un altro TELDEC, sette Canti di Antonín Dvořák, uno di Pëtr Čaikovskij ed otto ancora del Brahms, con Wilhelm von Grunelius al pianoforte, pure registrati in Berlino. La mia distanza dal centro città diradò i contatti, e dopo qualche tempo da che non la vedevo né la sentivo, dovetti constatare che al suo numero telefonico non avevo risposta. Quando mi recai alla sua abitazione, in piazzetta Scala 2, dove si era stabilita dopo avere soggiornato nell’hotel Accademia, scoprii non esservi più neanche la targhetta col suo nome. Ora proverò a scriverle al suo indirizzo di Berlino. Oggi 28 giugno ricorre il suo giorno natale. Chissà che qualche lettore di questa testata non sia in grado di recarle il mio augurio, e non voglia dare a me notizie sue.
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