Trento, 17 giugno 2015. –* Accantonata quella che sembrava una “emergenza omofobia” si è arrivati ora alla nuova priorità della politica trentina:negare a tutti i costi l’esistenza dell’ideologia gender. Bisogna dare atto che effettivamente queste idee non sono mai state definite come una “teoria” vera e propria, tuttavia è legittimo parlarne in questi termini dato che quel che sostengono è ben definibile tramite due precisi convincimenti: esisterebbe una sessualità specifica (il dato “biologico”) e un genere distinto (il dato “psicologico”); finora sarebbe stata la società a indirizzarci nei rispettivi generi sessuali facendoli forzatamente coincidere al dato biologico e d’ora in poi bisognerebbe invece prendere coscienza di ciò e far crescere i bambini “liberi” da questi “stereotipi” per dar loro la possibilità di decidere “liberamente”attraverso un’educazione apposita. I sostenitori di queste tesi si stanno accorgendo che se la società identifica i loro convincimenti riconducendoli ad una precisa “teoria”, diventa allora più difficile riuscire ad entrare nelle scuole e instillare queste idee nella futura società, ed ecco perché negli ultimi giorni stiamo assistendo a dichiarazioni che ne negano l’esistenza stessa. L’esempio palese in queste ore è quello dell’assessora Sara Ferrari che scrive in un comunicato nientemeno che: «L’ideologia gender non esiste, è un’invenzione». Sarà… peccato che nello stesso comunicato abbia descritto esattamente la teoria del gender – seppur senza chiamarla così – presentandola come una verità assoluta: «Non c’è un destino dettato dalla natura – cito l’assessora Ferrari – che decide che ci sono giochi da femmina o da maschio, sport da femmina o da maschio, materie per cui sono più portati i maschi o le femmine, professioni da femmina o da maschio. Siccome però i nostri figli crescono ancora sentendo dire queste cose, nei loro libri di scuola sono ancora le mamme che fanno le torte e i papà che vanno a lavorare, la televisione veicola ruoli sociali decisamente stereotipati, ed è in questa cultura che formano le proprie aspirazioni e si immaginano da grandi piloti o maestri, astronauti o calciatori, ballerini o avvocati, l’importante è che le loro proiezioni e quindi anche le scelte scolastiche e formative che faranno siano guidate dai loro veri talenti e non da uncondizionamento sociale e culturale che li orienta, senza che nemmeno se ne accorgano, in una direzione più “adatta ai maschi o alle femmine”». Dunque Sara Ferrari, anche se in maniera “soft”, ha ben definito cosa intenda l'”ideologia gender”, seppur non la chiami così. E’ sicuramente condivisibile sostenere che la televisione veicoli ruoli sociali stereotipati e altrettanto ovvio cheognuno è auspicabile possa fare ciò per il quale si sente più portato. Ma sostenere che la natura non ci orienti in alcuni ruoli piuttosto che in altri e che sia esclusivamente la società nella quale viviamo a differenziare le nostre attitudini, quindi escludendo del tutto l’elemento biologico, questo sì è falso e si avvicina alla negazione di qualunque conoscenza sull’evoluzione. Nei paesi del nord Europa, considerati quelli con il maggior livello di parità, dopo un decennio di politiche e lotte per indurre la totale parità di genere è emerso che le differenze fra uomini e donne fossero addirittura più marcaterispetto al passato. Questo perché più una società è libera e più le persone hanno l’opportunità di fare ciò che desiderano, quindi è più probabile che qualsiasi predisposizione genetica abbia l’opportunità di manifestarsi. Il rischio è che con l’identificazione esclusiva della persona come “genere” si giunga alla neutralizzazione dell’identità. La persona non viene più valorizzata nel suo essere uomo o donna, bensì appiattita nell’ambito di un’indifferenza di genere, nella quale uomini e donne vengono percepiti come semplicemente “uguali” e tutte le differenze biologiche, di ruolo, di caratteri vengono annullate, dimenticando il significato essenziale della bipolarità sessuale e la sua struttura oggettiva. Quello sul quale consiglio all’assessora Ferrari di riflettere è piuttosto sul perché di questo impellente bisogno della società moderna di sognare di evadere da se stessi, magari autolegittimandosi con l’invenzione ad hoc di strampalate teorie, e invece che spiegare ai bambini che sono tutti uguali, magari chiarire che in realtà siamo tutti diversi, con pari dignità e uguali diritti e doveri. *consigliere provinciale-regionale
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