Trento, 30 ottobre 2014. – Signor Direttore, con la presente Le invio una lettera che chiedo gentilmente possa trovare spazio sul suo giornale. Cordialità Claudio Cia Signor Direttore, il presidente della provincia Rossi sta proclamando ai quattro venti la propria contrarietà ai tagli alla sanità ma io non dimentico che questi sono iniziati proprio quando lui era l’Assessore al posto dell’attuale Borgonovo Re e ora, con l’approssimarsi delle elezioni amministrative, con molta disinvoltura li rinnega per poi, c’è da giurarci, riproporli non appena sarà esaurita la prossima tornata elettorale delle amministrative del 2015. Temi dal grande impatto mediatico ed emotivo, come la chiusura dei punti nascita, dei centri per la mammografia e il futuro degli ospedali periferici, per il momento sono stati dunque accantonati ma non per questo oggi il comparto sanità è esente da forme di tagli subdole e conosciute solo dagli addetti ai lavori e che mettono a rischio la qualità delle prestazioni erogate a migliaia di cittadini. Tante sono le tipologie di prestazioni interessate da trasformazioni e tagli. Ad esempio, per citarne una, in Trentino fino al 2013 tutti gli interventi di cataratta venivano eseguiti in regime di ricovero day-hospital con il riconoscimento di un rimborso a prestazione di circa 1.600 euro che la Provincia pagava all’ospedale. Da allora ad oggi, in percentuali sempre più crescenti, questi stessi interventi sono stati classificati dalla stessa come prestazioni ambulatoriali che, per l’ente Provincia significa meno spesa – rimborso di circa 1000 euro ad intervento – ma non per l’ospedale che i suoi costi li mantiene tutti, a meno che al posto del cristallino (lente che da sola mediamente costa 150 euro) non decida di utilizzare un fondo di bottiglia e diminuire numero e livello di preparazione del personale impiegato durante l’intervento a scapito della qualità dello stesso servizio e quindi della sicurezza dei pazienti. Nel Veneto, che pure classificano l’intervento di cataratta come prestazione ambulatoriale, alla struttura ospedaliera che lo effettua viene riconosciuto un costo, e quindi un rimborso, di circa 1.250 euro. Perché tanta disparità tra due territori limitrofi? E’ deleterio per la sanità essere equiparata ad un freddo pallottoliere da cui spostare risorse senza considerarne poi le reali conseguenze. Viviamo tempi in cui il malato rischia di diventare funzionale alla sanità e non la sanità al servizio del malato.
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