Trento, 8 luglio 2014. – Uccidere moglie e figli non è diventato di moda oggi. Si è sempre fatto, in realtà. È di moda parlarne, perché è stato inventato un genere di notizia. Siamo nel campo della persuasione, non dell’informazione. E il messaggio che sta passando non è neanche tanto sottile. È semplice ed è imperativo: uccidete e uccidetevi. E perché? Per sfoltire il mondo, secondo l’idea di Kissinger? No, ci sono modi più veloci. Non è a suon di omicidi familiari che si può ridurre la popolazione mondiale. Parliamo dell’amore. L’amore deve finire, naturalmente. Ma l’uomo “ha lasciato la casa di suo padre e di sua madre”, si è impegnato, ha preso moglie, sono nati i figli, ha fatto la casa, e ora? Si è svegliato. Capisce che non c’è nessuna ragione per cui quella donna sia definitiva. Sarebbe potuta essere un’altra; restarle fedele è faticoso; ora ne vuole già un’altra, e nemmeno questa sarà definitiva. I figli sono un problema, per lo stesso motivo: sarebbero potuti nascere anche da un’altra madre. A questo punto, scatta l’arma: quando è chiaro che non c’è una necessità, e che una possibilità tra le tante è diventata un dovere. Così nascono esseri umani – si chiamano figli – da situazioni senza necessità. Ed ecco il paradosso: il figlio è umano, quindi rappresenta una serie incarnata di necessità (le stabilisce la Dichiarazione dei diritti del fanciullo: “essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale e morale, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e di dignità”), ma è nato senza necessità, da una donna che potrebbe essere sostituita con un’altra, e per questo Lissi dice “Il divorzio non avrebbe risolto, perché i figli sarebbero comunque rimasti”. È un’idea terribile: l’amore non è più la ricchezza dei poveri, l’amore è la vera tragedia degli impoveriti. È fuori controllo, arriva quando vuole, sparisce quando vuole, esalta il corpo e lo lega, finché vuole, e poi può finire. Intanto la voglia non si abbassa mai, e chiede sempre qualcosa di nuovo, anche pagando: per esempio, Perla Chantal ti urina e defeca in bocca, come dice ad Andrea Diprè. E Diprè risponde così: “Sei pronta per salire su un ascensore verso il Cosmo!”. L’amore è incontrollabile e imprevedibile, ma l’uomo fonda le sue strutture – e la sua stessa felicità – sull’amore. Quando l’uomo uccide i suoi cuccioli fa come l’amore: agisce in modo incontrollabile e imprevedibile, cioè uccide con la facilità con cui si è svuotato le palle. Poi il fatto arriverà alle orecchie giuste e sarà ritagliato bene. Allora sarà antologizzato e amplificato come una moda. Ma i persuasori – i narratori e gli informatori – non vogliono esortare all’omicidio, di per sé. È una cosa più sottile: vogliono umiliare la nullità dell’amore – cioè dell’uomo – e disarticolare le strutture basate, per convenzione, sull’amore. D’accordo: l’amore non esiste, ma senza amore non esiste niente, e nessun utente si adatta a stare casto e tranquillo, soprattutto se è maschio. Nessun porco diventa cataro. Piuttosto paga e si fa dominare da Perla, “in questo salotto sibaritico ricolmo di estetica”. La notizia di ogni massacro insinua una persuasione teologica, travestita da informazione. Il serpente non dice più “I vostri occhi si apriranno e sarete come Dio”, secondo Genesi, 3, 5. Quella è acqua passata. Ora il serpente grida dai televisori una cosa mortale: “Tu sei niente. Tutti sono niente. Ti senti molto più libero, no? E io sono anche logico, come il tuo Dante sapeva”.
]]>