Trento, 30 settembre 2014. – Da alcuni giorni l’attenzione dei media si è focalizzata su una molteplicità di problematiche inerenti il servizio di trasporto pubblico locale (tpl); ma gli argomenti trattati, pur di notevole importanza, potrebbero aver distolto l’attenzione dal problema di fondo, cioè le modalità di acquisizione e utilizzo degli autobus ibridi e idrogeno. Ci pare che il “problema idrogeno” non sia solo un problema locale ma una specie di infezione, abilmente diffusa, presente in numerose realtà italiane. Tutto ruota attorno a cospicui finanziamenti UE e ad una unica ditta costruttrice (Van Hool) belga che fin dal 2007 ha immesso sul mercato i sui prototipi. Per meglio inquadrare e quindi valutare di che si tratta proponiamo un breve excursus su quanto scritto in merito. Partiamo dalla lettura dell’articolo pubblicato dal quotidiano Adige (13 gennaio 2012 – Francesco Fellin) quando, in tempi non sospetti per le nostre vicende, un ricercatore del laboratorio RFX ( associazione Enea-Euratom per la ricerca sulla fusione termonucleare controllata) dell’Università di Padova espone alcune perplessità sull’utilizzo di tale tecnologia applicata ai trasporti urbani. Ma questo è solo uno degli innumerevoli documenti che trattano l’argomento. http://www.ecceterra.org/index.php/energia/fossile-grande-scala/altro/749-idrogeno-per-i-bus-uno-spreco-energetico Vogliamo ricordare che l’acquisto dei primi due minibus a idrogeno è stato motivato come scelta “ecologica e tecnologicamente innovativa” in concomitanza dei mondiali di Fiemme 2013. Alla presentazione ufficiale, avvenuta in piazza Duomo a Trento il 16 febbraio, erano intervenuti l’allora presidente della Provincia Alberto Pacher, il presidente di Trentino Trasporti spa Ezio Facchin e l’amministratore delegato di Dolomitech Paolo Delzanno. http://www.fiemme2014.com/it/fiemmearena/dettaglio_video.php?uuid=82775FC8EDA44844A98FD47C7DFFBAAC Al termine dell’evento sportivo i due bus non si vedono più in circolazione; arriviamo al 9 aprile e qualcuno, giustamente, comincia a porre delle domande e chiedere se: “in un momento di grave crisi e di dura austerità, c’è ancora qualcuno che getta i denari pubblici dalla finestra in questo modo, vuol dire che siamo in mano a dei pazzi sconsiderati” e chiede se non sia il caso che intervenga la Corte dei Conti per le opportune verifiche. https://www.trentinolibero.it/valli/valli-del-trentino/valle-di-fiemme/4100-cavalese-spariti-i-bus-a-idrogeno-se-ne-occupera-la-corte-dei-conti.html Qualche giorno dopo incalza Michele de Luca che “non usa mezzi termini per esprimere una serie di valutazioni estremamente critiche sulla scelta, fatta in vista dei Mondiali di Fiemme 2013, di attivare la circolazione di costosissimi mezzi a idrogeno, che tra l’altro, in questo momento, sono fermi, pare per ragioni di manutenzione, legati alla necessità di sostituire dei pezzi di ricambio ” http://www.valledifiemme.it/2-bus-a-idrogeno-sono-costati-come-36-a-metano/ Il 18 aprile 2013 consigliere Mauro Delladio presenta un’interrogazione (n. 5956/XIV) avente titolo “”Utilizzo di autobus ad idrogeno”; a lui si affianca, sullo stesso tema, anche il consigliere Claudio Civettini (int4rrogazione n. 431/XV) , per quanto riguarda la stazione di rifornimento di Panchià. Ottengono risposta, rispettivamente il 21 maggio e il 3 luglio, vaga e generica. Inoltre, pur citando il nome del proprietario del terreno di Panchià, ospitante la stazione, non viene menzionata la stretta parentela con il sindaco (a sua volta facente parte del Comitato organizzatore dei Giochi): paura di ulteriori domande imbarazzanti? Nei mesi successivi tutto tace, finché, finalmente il 24 gennaio 2014 il servizio di Ubaldo Cordellini del Trentino informa che “la Finanza indaga sui bus a idrogeno”. Riportiamo qualche stralcio: “Qualcuno li ha definiti gli autobus più cari della storia. …. Più di 4 milioni e mezzo per tre minibus che portano al massimo venti persone acquistati dalla Provincia tramite Trentino Trasporti. In tutto il progetto, comprensivo della stazione di rifornimento a Panchià, di 7 autobus ibridi e di uno elettrico, è costato alla Provincia 9 milioni e 550 mila euro. Troppo. ” http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2014/01/27/news/la-finanza-indaga-sui-bus-a-idrogeno-1.8545029 Le cose non sono molto diverse anche nella limitrofa provincia di Bolzano; anche lì sono in circolazione mezzi similari e il 23 aprile 2014 leggiamo che, a fronte di specifica domanda da parte del consigliere Alessandro Urzi “La Provincia di Bolzano non ha voluto comunicare i dati relativi agli incidenti ed ai guasti occorsi agli autobus ad idrogeno in servizio proprio sulle linee Sasa ” https://www.trentinolibero.it/politica/politica-e-societa/politica-locale/6582-bolzano-bus-ad-idrogeno-qtop-secretq.html Ma non possiamo fare a meno di riportare quanto scrive l’attento Michele de Luca di Bolzano il 14 aprile: “Dell’indagine annunciata poco tempo fa sui fantasmagorici minibus a idrogeno e relativa stazione di rifornimento di Panchià non s’è saputo più nulla. Di recente. il tema è stato ripreso a margine di una denuncia del Comitato Antispreco di Cavalese. Personalmente sono stato citato dal giornale Trentino un mesetto fa ma di reazioni, come al solito, manco una. Rimane l’amarezza di dover constatare come certe scelte sono state prese per motivi ufficiali di “ricerca”, il che fa sinceramente, ancora oggi, sorridere. I mondiali di sci nordico della Val di Fiemme sono stati solo un pretesto per acquistare bus ibridi-gasolio e per i due minibus a idrogeno. Di scelte più con i piedi per terra come bus e minibus a metano, manco l’ombra. Il tutto con la provincia di Trento coinvolta nel progetto europeo Biomaster che sostiene l’utilizzo del biometano. Più contraddittorio di così, anzi un bel cortocircuito. C’è stata anche un’interrogazione al Consiglio Provinciale di Trento il 29.1.2014. La risposta dell’assessore Gilmozzi del 5.3.2014 lascia, per davvero, il tempo che trova. D’altronde, che tipo di risposta ci si poteva aspettare da chi ha finanziato tale progetto: “L’organizzazione di un capillare e puntuale servizio all’utenza, in termini di frequenza delle corse e di completezza del servizio, coniugato al perseguimento degli obiettivi di politica ambientale fondati sulla mobilità sostenibile e sull’impiego di risorse rinnovabili, conferma la validità e la vantaggiosità della scelta operata.” Ci manca solo la pernacchia finale, quindi ce la aggiungo idealmente io. Tanto i 4,5 milioni di Euro fra distributore (1,4) e minibus (3,1) li paga Pantalone… no?” A fine giugno una “nuova idea”. A proporla è l’assessore comunale di Strigno Attilio Pedenzini: che ne propone l’utilizzo in Valsugana “Qui a Villa Agnedo c’è la ditta che li produce e ne cura lo sviluppo. Facciamo qui anche un nuovo distributore. C’è ArteSella, il Brocon, il Lagorai ma anche l’asta del Brenta fino a Bassano”.E tutto questo solo per la regione Trentino Alto Adige. Come anticipato in apertura possiamo citare altre sperimentazioni similari effettuate a Ravenna e Sanremo. Ad essere precisi a Sanremo si sono dimenticati di costruire gli impianti di stoccaggio dell’idrogeno (vedere gli articoli pubblicati dal SecoloXIX e La Stampa) mentre la tecnologia usata a Ravenna è leggermente diversa: ci riferiamo al progetto MhHyBus basato su una miscela di idrogeno (15%) e metano (85%) ma anche qui le polemiche non sono mancate in primis per i costi esorbitanti (tanto per cambiare). Per un’idea più precisa è sufficiente cercare in rete MhHyBus per scoprirne di tutti i colori… Come al solito, anche noi esprimiamo alcune perplessità e formuliamo alcune domande Cari Pacher, Gilmozzi e Facchin. Se foste amministratori di un’azienda privata (magari la vostra) fareste le stesse scelte? Mettereste a rischio il vostro capitale in scelte tecnologiche non ancora sufficientemente collaudate? Siamo convinti che il disporre di capitali pubblici, praticamente in assenza di controllo, possa indurre a scelte azzardate e, per ripetere quanto sopra non possiamo che sentirci ” in mano a dei pazzi sconsiderati”. In riferimento alla stazione di Panchià: con che acume manageriale si investono 1,4 milioni di Euro per una struttura “provvisoria”? Ovvio che la direzione/presidenza di Trentino Trasporti non abbia argomenti: che la risposta “sbagliata” possa “irritare” qualcuno? Ma tranquilli: in ogni caso il denaro lo esborsa il signor Pantalone! Che cosa o chi spinge le province di Trento e Bolzano a “investire” in tale direzione? Potremmo riformulare le stesse domande poste nell’articolo precedente (20 settembre) ovvero chi decide gli acquisti? Quali sono le sue competenze? e quali sono i suoi interessi, e quali i conflitti tra interessi pubblici e interessi privati o di lobby? Chi sono gli eventuali consulenti? A quali esigenze dei cittadini corrispondono tali scelte? Per quale motivo è stato riconfermato l’ing. Facchin, nel CDA DI Trentino trasporti, anche se in veste piú defilata di prima, di Vicepresidente, ma di fatto sempre al comando di Ttspa? quale è il filo rosso cupo che lega e deve mantenere legati gli interessi professionali di natura privata di un ingegnere ferroviario con carriera pluridecennale nelle FFSS, ora radicato e con molteplici interessi in Provincia di Bolzano, dove è project manager della Societá ArBo (areale ferroviario di Bolzano, con enormi interessi interferenti con la milionaria speculazione del tycoon austriaco Renè Benkohttp://rassegna-stampa.veneziepost.it/stories/economia/14985_areale_la_progettazione_parte_con_benko/#.VCnPrd1oaK0) con le presunte competenze manageriali che lo rendono insostituibile per più mandati alla guida della societá pubblica dei trasporti della vicina provincia autonoma di Trento? non esistono conflitti tra questa moltitudine di cariche e incarichi? non esistono figure professionali spiccate, libere, pulite, disponibili full-time, meno discusse e chiacchierate, da nominare nel CDA di TT per finalmente voltare pagina e cambiare aria? quali interessi occulti devono con lui essere tutelati? Il suo spendersi per i mezzi ibridi, le sue entusiastiche affermazioni (non solo in occasione dei Mondiali 2013), la sua contestata “familiarità” con l’ing. Delzanno di Dolomitech, la carica al BBT Tunnel di base del Brennero, non potrebbero destare qualche preoccupazione? E alla luce di tutto questo, non può sorgere il sospetto che la nomina della stimata avvocata Monica Baggia, apprendista componente del precedente CDA a guida Facchin, come prima guida della societá pubblica dei trasporti di Trento in ossequio alla paritá di genere e alla distribuzione di cariche di vertice a figure femminili emergenti e capaci, e con Facchin stavolta in posizione formalmente secondaria ma fattualmente di primo piano, sia servita a ricoprire quella figura di “utile idiota” (con il dovuto rispetto) che consentirá anche per gli anni prossimi a Facchin di mantenere indisturbato predominio e autonomia nella gestione dei traffici (non tutti chiari e non tutti utili, e non tutti di interesse collettivo, come si è visto) giá avviati nella precedente consiliatura? E’ dal 2009 che si parla dell'”autostrada a idrogeno del futuro” con tanto di strutture di produzione/stoccaggio dislocate lungo l’asse Monaco di Baviera-Modena: (Brennero, Bolzano sud, Nogaredo, Verona e Modena): quest’anno è stata inaugurata quella di Bolzano. Considerando che era noto a priori che l’utilizzo dei mezzi a idrogeno si sarebbe limitato a Cavalese e immediate vicinanze sarebbe stato più logico investire quei soldi nella costruzione del sito di Nogaredo (che sarebbe stato definitivo) e utilizzare una autocisterna per il rifornimento trattandosi di pochi giorni di reale utilizzo. Citiamo “Approvato nell’ottobre del 2007, il progetto è condotto in cooperazione tra l’Autostrada del Brennero e l’Istituto per Innovazioni Tecnologiche IIT di Bolzano, con un investimento di circa 10 milioni di euro, e la partecipazione dell’Unione europea che andrà a finanziare l’80% del costo per la realizzazione dell’elettrolizzatore”.Chiediamo: non è stata mai presa in considerazione la compartecipazione al progetto? O, tanto per ripeterci, è più semplice spendere e poi pensare?Esiste forse un progetto più ampio, per pochi addetti ai lavori? Con tutti i problemi economici che la nostra Provincia sta vivendo non sarebbe stato più opportuno investire tali risorse per migliorare la qualità della vita? (L’assessore Donata Borgonovo Re e la popolazione ringrazierebbe).
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