Torino si prepara a vivere un’autentica montagna russa emotiva con l’apertura della stagione 2024/2025 del prestigioso Teatro Carignano. La pièce “Cose che so essere vere”, capolavoro del drammaturgo australiano Andrew Bovell, offre un mix esplosivo di risate e lacrime, promettendo di toccare le corde più sensibili del pubblico.
Una Famiglia Come Tante, Ma Unica nel Suo Genere
La traduzione accurata di Micol Jalla e la regia incisiva di Valerio Binasco portano in scena una storia familiare che è tutto fuorché ordinaria. Giuliana De Sio e il regista stesso, Binasco, si uniscono ai talenti emergenti come Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano e Stefania Medri, per esplorare i complessi legami di amore e rancore che definiscono ogni nucleo familiare.
Attraverso il microcosmo di una famiglia tradizionale, con i suoi errori e infelicità, la pièce si dipana tra passato, presente e futuro, esaminando le aspettative genitoriali e la lotta individuale dei quattro fratelli per trovare la propria identità.
Un Inizio che è quasi una Fine
L’opera inizia con una telefonata che preannuncia una tragedia, un espediente narrativo che Binasco descrive come un trucco per creare suspense, simile a quelli spesso adoperati nel cinema. Questo avvio scuote immediatamente il pubblico, preparandolo a un viaggio retrospettivo nelle vite dei protagonisti, ove si scopre che dietro la facciata di serenità familiare si nascondono segreti e malcontenti profondi.
Il Potere delle Stagioni e delle Verità Nascoste
La narrazione segue il ritmo delle stagioni, simbolo del cambiamento inevitabile e delle rivelazioni che emergono con il tempo. Il personaggio di Rosie, inizialmente confidente nelle sue verità, si ritrova infine a riconsiderare tutto ciò che credeva fosse certo nella vita. La sua ultima battuta, “no, quello che credevo di sapere essere vero non vale più”, risuona come un potente messaggio sull’incertezza e la crescita personale.
Conclusioni di ViralNews
“Cose che so essere vere” non è solo un dramma familiare; è un prisma attraverso cui esplorare le complessità delle relazioni umane. Il Teatro Carignano, con questa scelta audace e profondamente umana, invita il pubblico a una riflessione tanto dolorosa quanto necessaria: quanto conosciamo veramente le persone che amiamo? E quanto siamo disposti a cambiare con loro?
Mentre le luci si spengono e il sipario cade, una cosa è certa: le risposte a queste domande possono essere scomode, ma sono anche essenziali per la nostra crescita. Fino al 27 ottobre, Torino ospiterà questa magistrale esplorazione dell’amore e del dolore, un’esperienza da non perdere per chiunque creda nel potere purificatore del teatro.